Un disastro ambientale e umano ha colpito duramente una delle perle del turismo sardo: Punta Molentis non c’è più. Un incendio devastante ha trasformato in poche ore un angolo di paradiso in un campo di cenere. Le fiamme, spinte da un maestrale impietoso, hanno sorpreso centinaia di bagnanti costretti alla fuga via mare, mentre il cielo del Sarrabus si tingeva di nero e la vegetazione andava in fumo.
«È un atto criminale, poteva essere una strage», ha dichiarato con la voce rotta dal dolore Luca Dessì, sindaco di Villasimius. «Ci hanno portato via il cuore del nostro territorio, ma la macchina dei soccorsi ha funzionato e questo ha evitato il peggio».
Poco dopo le 14, una nube di fumo ha invaso il cielo sopra Punta Molentis. In pochi minuti, le fiamme hanno raggiunto le colline alle spalle della spiaggia, circondando il parcheggio, divorando auto, vegetazione e chioschi. La fuga è stata caotica: molti si sono tuffati in mare, altri sono rimasti intrappolati tra le sterpaglie e le lingue di fuoco. Il bar "L’Oleandro" e il ristorante "Due Mari" sono andati distrutti.
La Capitaneria di Porto, con gommoni e motovedette, ha evacuato oltre 140 persone, tra cui 16 bambini e una donna incinta, salvata in extremis. I bagnanti sono stati portati al porto turistico e accolti in un centro emergenza allestito nella palestra di via Mazzini, dove molti hanno ricevuto abiti e assistenza, essendo fuggiti solo con il costume da bagno.
«Punta Molentis non esiste più. Ho perso il mio chiosco, i miei ricordi, un pezzo della mia vita», racconta in lacrime Giorgio Tolomei, gestore di uno dei locali sulla spiaggia. Sergio Ghiani, presidente del Consorzio turistico di Villasimius, è sconvolto: «Non è solo un danno ambientale, è un colpo durissimo all'immagine di tutta la Sardegna».
La presidente della Regione, Alessandra Todde, ha parlato di «una scena orribile e dolorosa», ringraziando i soccorritori e promettendo tolleranza zero: «Chi distrugge la Sardegna è nemico della nostra comunità e come tale sarà trattato».
L’origine dell’incendio sembra dolosa. Lo confermano il fronte di fuoco e la velocità con cui si è propagato. «Un atto criminale, una follia», denuncia il sindaco Dessì. L’associazione ecologista GrIG ha invocato 20 anni di carcere per chi distrugge l’ambiente e l’immediata applicazione del daspo ambientale.
Anche i Comuni vicini hanno espresso solidarietà. Da Castiadas a Muravera, i sindaci parlano di “atto ignobile” e chiedono giustizia per quanto accaduto.
Mentre si valuta l’entità del disastro – centinaia di ettari di macchia mediterranea distrutti, decine di auto carbonizzate, animali uccisi dalle fiamme – Villasimius si interroga sul futuro. Punta Molentis era regolamentata con ingressi contingentati, un modello di sostenibilità: 600 persone e 200 auto al giorno, accesso solo su prenotazione.
Ora non resta quasi nulla. Eppure la comunità reagisce, si stringe, si rimbocca le maniche. «Dobbiamo dare un valore a ciò che abbiamo perso», dicono i cittadini. Il sindaco ha già chiesto il riconoscimento dello stato di calamità e l’avvio immediato dei lavori di messa in sicurezza e recupero ambientale.
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