Diciotto anni dopo il brutale omicidio di Chiara Poggi, il caso di Garlasco si arricchisce di nuovi elementi che rilanciano l’attenzione su Andrea Sempio, all’epoca diciannovenne e amico del fratello della vittima. A riaccendere i riflettori è una serie di scoperte emerse negli ultimi mesi, tra cui un'impronta palmare, tracce di DNA e appunti inquietanti trovati dai carabinieri.
A febbraio, il Nucleo Investigativo di Milano ha rinvenuto, tra i rifiuti di Sempio, alcuni fogli accartocciati con frasi che, secondo gli inquirenti, potrebbero fare riferimento al delitto. “Ho fatto cose brutte, da non immaginare”, si legge in uno dei bigliettini, che per l’accusa rappresenterebbe un possibile indizio di colpevolezza.
Nel frattempo, proseguono le analisi su ulteriori fogli manoscritti sequestrati nell’abitazione dell’uomo, oggi 37enne, e già da tempo al centro della nuova indagine della Procura di Pavia. Gli investigatori stanno cercando di tracciare anche un suo profilo psicologico con l'aiuto degli esperti del RACIS.
Parallelamente, prende forma un impianto probatorio che ruota attorno a una vecchia, ma ora rivalutata, impronta digitale: la “numero 33”. Secondo quanto comunicato dal procuratore Fabio Napoleone, grazie a nuove tecnologie è stato possibile attribuire con certezza quella traccia — lasciata su una parete delle scale che conducono al seminterrato dove fu ritrovato il corpo di Chiara — al palmo destro di Andrea Sempio. L’impronta era stata rilevata già nel 2007 con l’uso della ninidrina, un reagente che colora di rosa-violetto le sostanze organiche presenti sulla superficie trattata.
Un altro punto chiave dell’indagine riguarda le celle telefoniche. I tabulati acquisiti mostrano la presenza di Sempio a Garlasco nella mattina del delitto, con uno spostamento verso Vigevano che risulterebbe compatibile con la tempistica dichiarata. Secondo gli inquirenti, Sempio sarebbe rientrato a casa poco dopo le 11.10, dopo aver trovato chiusa la libreria che diceva di voler visitare. Nessun elemento utile è invece emerso dall’analisi del cellulare del padre, mentre la madre, Daniela Ferrari, ha fornito un alibi supportato da tracce telefoniche e dichiarazioni rese agli inquirenti.
Intanto, si indaga su una seconda impronta, la “numero 10”, rinvenuta sul lato interno della porta d’ingresso della villetta dei Poggi. Anche se non attribuibile a soggetti noti — per mancanza di sufficienti punti di comparazione — potrebbe essere stata lasciata da una mano sporca, forse insanguinata, al momento dell’allontanamento dell’assassino. La traccia, però, non è mai stata sottoposta ad analisi biologica, lasciando aperta una lacuna investigativa che pesa ancora oggi.
Inaspettatamente, negli ultimi giorni è emersa anche una nuova figura nel già complesso intreccio del caso: Stefania Cappa, cugina della vittima. Mai indagata, la donna è stata tirata in ballo da una testimone che ha riferito alla Procura una vecchia confidenza: “Non erano in buoni rapporti, Stefania nutriva invidia verso Chiara”. La testimone ha raccontato che la Cappa avrebbe detto, nei giorni successivi all’omicidio: “Loro mi devono vedere che vado al cimitero”.
La stessa figura è tornata protagonista anche in una recente inchiesta del programma Le Iene, dove un supertestimone ha dichiarato di aver parlato con una signora che avrebbe visto la cugina di Chiara “nel panico”, con una “borsa pesante”, entrare nella casa della nonna proprio la mattina del delitto. A pochi metri da quella casa è stato poi ritrovato, in un fosso, un martello, la cui presenza è ora oggetto di accertamenti. Il legale della famiglia Poggi, tuttavia, ha minimizzato l'affidabilità del supertestimone, ricordando di averlo già incontrato all’epoca, senza ricevere elementi concreti.
A gettare ulteriore luce sulle incertezze del passato è intervenuto anche il giudice Stefano Vitelli, che assolse in primo grado Alberto Stasi. “Il ragionevole dubbio non è una sconfitta dello Stato, ma una vittoria. Il processo evidenziò molte criticità, a partire dall’alibi informatico di Stasi e dalla bicicletta misteriosa vista dalla vicina di casa”.
@Redazione Sintony News