Doveva essere una celebrazione, come ogni anno, tra glamour e istituzioni. E invece, la cerimonia dei candidati ai David di Donatello al Quirinale si è trasformata in un inaspettato caso politico. A innescarlo è stata Geppi Cucciari, attrice e conduttrice chiamata a presentare l’evento, che ha saputo coniugare intelligenza, ironia e ritmo nel suo intervento. Ma una battuta rivolta al ministro della Cultura Alessandro Giuli ha finito per scatenare un polverone che dalla platea del Quirinale è arrivato fino ai convegni di Fratelli d’Italia.
«Molti sottolineano la sua retorica, ma lei è l’unico ministro i cui interventi possono essere ascoltati anche al contrario, e spesso migliorano», ha detto Cucciari, scherzando sullo stile aulico e ricercato del neoministro. Un’affilata ironia che ha preceduto un’altra stoccata: «Il suo eloquio forbito, la parola che squadra da ogni lato l’animo nostro informe», giocando sulle citazioni dotte tipiche dei discorsi pubblici di Giuli.
Il ministro, presente in prima fila, ha risposto con apparente sportività: «Un saluto a Geppi, che al contrario potrei chiamare anche ‘Ippeg’, senza fraintendimenti», ha detto con un sorriso. Il pubblico ha riso, il clima è rimasto disteso. Almeno in apparenza.
Pochi giorni dopo, dal palco della rassegna "Spazio Cultura" di Fratelli d’Italia a Firenze, Giuli ha restituito la frecciata. Con tono pungente ma scherzoso, ha commentato: «Certe battutine sono una spia interessante». E poi ha aggiunto, non senza sarcasmo: «Al mondo del cinema stiamo dando una riconfigurazione. Scusa Geppi se uso la parola riconfigurazione, si può dire anche riconfigurazione». Una ripetizione beffarda, sottolineata dagli applausi del pubblico.
Ma l’intervento del ministro non si è limitato alla replica comica. Giuli ha colto l’occasione per attaccare più ampiamente quella che definisce la decadenza culturale della sinistra: «Avevano intellettuali organici e li hanno persi, si sono affidati agli influencer, hanno scoperto che erano dei quattrinari, ora gli sono rimasti i comici e basta».
A rilanciare la polemica è stato il deputato di Fratelli d’Italia Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera, che ha denunciato pubblicamente l’episodio durante un evento al Teatro Niccolini: «Ero presente al Quirinale e ho visto l’imbarazzo, lo sconcerto. In quale altro Paese europeo sarebbe tollerabile che una cabarettista introduca un ministro irridendolo e insultandolo?». E ancora: «Solo in Italia e solo con la peggiore sinistra».
Nel mirino è finito anche l’attore Elio Germano, colpevole, secondo Mollicone, di appartenere a un ambiente culturale “monocolore” dove certe battute sono permesse solo se rivolte a destra.
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