Dalle prime ore dopo l’annuncio ufficiale, le parole del nuovo Papa si sono diffuse in ogni angolo del pianeta come un vento di speranza. "Pace" è stata la sua prima parola affacciandosi su Piazza San Pietro, e in quella sola dichiarazione si è riflessa l'attesa del mondo per un pontificato capace di unire, mediare e ispirare.
Non è un caso che i primi a congratularsi siano stati due leader segnati da un conflitto che dura da oltre tre anni: Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin. «L'Ucraina apprezza profondamente la posizione coerente della Santa Sede», ha scritto il presidente ucraino su X, auspicando che il sostegno morale del Vaticano accompagni gli sforzi per una «pace duratura». Dal Cremlino, Putin si è detto fiducioso che «il dialogo costruttivo instaurato con la Santa Sede continui a svilupparsi sulla base dei valori cristiani comuni».
Il nuovo pontefice – primo Papa statunitense della storia – raccoglie consensi e aspettative che attraversano frontiere e religioni. Il presidente israeliano Isaac Herzog ha auspicato un rafforzamento del dialogo tra ebrei e cristiani, mentre il premier Netanyahu ha augurato «successo al primo Papa degli Stati Uniti». Dal Golfo, lo sceicco Abdullah Bin Zayed degli Emirati ha espresso l’auspicio che il nuovo pontificato promuova la convivenza tra fedi, con un riferimento implicito al dramma di Gaza.
L’Unione Europea si è unita al coro attraverso una dichiarazione congiunta di Ursula von der Leyen e Antonio Costa, che hanno parlato di «spirito di solidarietà, rispetto e gentilezza». Il presidente francese Emmanuel Macron, in una data simbolica come l’8 maggio, ha legato il nuovo pontificato alla memoria della pace conquistata con la fine della Seconda guerra mondiale.
Dal continente latinoamericano, culla delle radici del nuovo Pontefice, i messaggi sono intrisi di orgoglio e riconoscenza. La presidente del Perù, Dina Boluarte, lo ha definito “una speranza per gli ultimi” ricordando il suo passato missionario nel Paese. Gustavo Petro, presidente della Colombia, lo ha chiamato a diventare “il leader dei popoli migranti”, in difesa dei latinoamericani spesso emarginati negli Stati Uniti.
In Italia, il presidente Sergio Mattarella ha ribadito l’impegno del Paese a rafforzare i legami con la Santa Sede «nella promozione della pace e della dignità umana». Giorgia Meloni ha parlato di “affetto filiale” e di un legame “indissolubile con il Vicario di Cristo”. Da tutte le forze politiche, da Salvini a Conte, da Fontana a Schlein, si è levata una convergenza rara: l’apprezzamento per le parole forti del Papa sulla pace.
Anche la Sardegna ha fatto sentire la propria voce. La presidente della Regione, Alessandra Todde, ha espresso la speranza che «da Roma si levi una voce capace di attraversare i confini e parlare al mondo intero».
In un’epoca segnata da divisioni, guerre e crisi globali, il nuovo Papa si affaccia sulla scena come interprete di un desiderio universale: quello di un’umanità più giusta, dialogante e unita.
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