“Quanto è durato il concertone del Primo Maggio Roma? Di certo troppo”. Bastano queste prime parole per capire l’opinione di Paolo Fresu in merito al concerto che si è svolto a Roma per la Festa dei Lavoratori. Il trombettista di Berchidda, figura di spicco del jazz italiano, ha criticato sui social la scelta degli artisti di parlare pochissimo, se non quasi niente, della tematica principale della giornata, il lavoro e le condizioni dei lavoratori.
“Mi chiedo come può essere che, in un evento dedicato al lavoro (perché il primo maggio resta la festa dei lavoratori come il 25 aprile resta la festa della liberazione) si sia parlato per poco meno di un minuto della precaria condizione dei lavoratori dello spettacolo” scrive Paolo Fresu su Instagram, riflettendo sulla condizione dei professionisti dello spettacolo che sono ancora in difficoltà.
“Speravamo che la pandemia potesse servire, tra le centinaia di migliaia di morti, perlomeno a sollecitare una riflessione anche su questo tema ma questa è stata fievole e passeggera e, soprattutto, non ha prodotto alcun risultato se non qualche indignitosa mancia” continua a scrivere il trombettista, polemizzando con gli artisti che non hanno preso realmente a cuore la tematica di una giornata così importante.
“Allora provavamo a suonarle agli altri. Ieri, tristemente, al Concertone se le sono cantate e suonate da soli. Non è più una moria, è una ecatombe” ha concluso Paolo Fresu.
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