Il Sacro Collegio si prepara, ancora una volta, a scrivere una nuova pagina della storia della Chiesa cattolica. Sono attualmente 135 i cardinali con diritto di voto in un eventuale Conclave per l'elezione del prossimo Pontefice, un numero che supera abbondantemente la soglia massima di 120 stabilita dalla costituzione apostolica Romano Pontifici Eligendo di Paolo VI (1975) e confermata dalla Universi Dominici Gregis di Giovanni Paolo II (1996). Una soglia che, tuttavia, non è mai stata considerata invalicabile dai successivi Pontefici, incluso papa Francesco, che con l’ultimo Concistoro del 7 dicembre 2024 ha nominato 20 nuovi cardinali elettori, portando la cifra ben oltre il limite.
In bilico, per pochi giorni, c'è ancora la posizione del cardinale spagnolo Carlos Osoro Sierra, che il prossimo 16 maggio compirà 80 anni, età che segna la perdita del diritto di voto. Se oggi il Conclave venisse convocato, sarebbe lui il decano più anziano tra i votanti. Sul fronte opposto, il più giovane sarebbe l’ucraino Mykola Byčok, 45 anni appena compiuti.
Il volto del futuro Conclave – e forse, di riflesso, anche del futuro Papa – racconta già una trasformazione radicale voluta da Francesco: una Chiesa meno eurocentrica, più aperta alle periferie del mondo, come ama definirle lo stesso Pontefice. Dei 135 cardinali elettori, 59 provengono dall’Europa (19 sono italiani), 37 dalle Americhe (con un equilibrio tra Nord e Sud America), 20 dall’Asia, 16 dall’Africa e 3 dall’Oceania.
È questa la mappa di un cattolicesimo in continua espansione verso Sud e verso Est, che si confronta con sfide inedite: disuguaglianze sociali, migrazioni, crisi ambientale e conflitti armati. Una Chiesa più sensibile alle ferite del mondo e meno focalizzata sulla difesa di strutture di potere ormai logore.
In questo scenario composito, già si rincorrono i nomi dei possibili successori di Francesco. Tra i più citati: il Segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, volto dell'equilibrio diplomatico; l'arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi, vicino alla Comunità di Sant’Egidio e particolarmente attento ai temi della pace e dell'inclusione; Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, testimone diretto delle tensioni mediorientali.
Tra i candidati non europei, spiccano figure come l’ungherese Péter Erdő, il francese Jean-Marc Aveline, l’olandese Willem Jacobus Eijk. Ma anche personalità provenienti dalle cosiddette periferie: il cardinale filippino Luis Tagle, volto dell’Asia cattolica; il congolese Fridolin Ambongo Besungu, impegnato nella promozione della giustizia sociale nel cuore dell’Africa; e il brasiliano Leonardo Ulrich Steiner, arcivescovo di Manaus, portavoce delle istanze ambientali dell’Amazzonia.
Papa Bergoglio ha ormai impresso un segno profondo anche sul futuro della Chiesa attraverso i Concistori: sono dieci quelli convocati finora, più di quelli di Giovanni Paolo II, con un totale di 163 cardinali creati, di cui 133 elettori al momento della nomina. Di questi, ben 107 sono ancora oggi attivi come elettori: la stragrande maggioranza del Collegio. Un'eredità numerica evidente, anche se non priva di sfumature.
Il gruppo dei cardinali creati da Francesco non è affatto monolitico. Ne fanno parte voci molto diverse, persino critiche nei confronti del Papa. Un esempio su tutti: il cardinale tedesco Gerhard Ludwig Müller, ex prefetto della Dottrina della Fede, noto per le sue posizioni conservatrici e spesso in contrasto con le aperture del pontificato. Non mancano inoltre voci critiche, soprattutto dall’Africa, rispetto a temi etici e sociali come l’accoglienza delle coppie omosessuali, anche alla luce del recente documento Fiducia supplicans.
Nel prossimo Conclave, saranno rappresentati anche 34 membri appartenenti a ordini religiosi: cinque Salesiani, quattro Gesuiti (l’ordine di Bergoglio), cappuccini, francescani, domenicani e altri, a testimoniare la ricchezza spirituale e la varietà di carismi all’interno del Collegio.
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