Nel momento in cui il mondo cattolico si raccoglie nel silenzio e nella preghiera per la morte di Papa Francesco, una voce fuori dal coro rompe l’unità del cordoglio.
Carlo Maria Viganò, ex arcivescovo e nunzio apostolico negli Stati Uniti, ha scelto di commentare la scomparsa del Pontefice con parole cariche di polemica e rancore. L’ex prelato, scomunicato nel 2024 per scisma dopo anni di aperto dissenso verso il Vaticano, ha pubblicato un messaggio sui social in cui non esprime alcun cordoglio, ma rilancia le accuse che da tempo porta avanti contro Jorge Mario Bergoglio.
Per Viganò, il pontificato dell’argentino è stato segnato da una “deviazione dottrinale” e da una “usurpazione del soglio di Pietro”. Accuse gravi, rilanciate con toni durissimi proprio nelle ore in cui la Chiesa celebra la memoria del Papa scomparso. Nel suo lungo intervento, l’ex nunzio riprende un’intervista del 2018 concessa da Francesco a Eugenio Scalfari, in cui il Pontefice, secondo la ricostruzione del giornalista, avrebbe espresso una visione meno tradizionale dell’inferno e della sorte delle anime. Parole che, per Viganò, sarebbero addirittura “eretiche” e sintomo di una volontà di minare i fondamenti stessi della dottrina cattolica.
“Nemmeno la morte – scrive Viganò – può cancellare la responsabilità di chi ha traviato la fede. Ora risponderà al Giudizio di Dio”. Un attacco glaciale, che suona come un ultimo affondo, mentre la Chiesa universale è immersa nel lutto. Ma Viganò va oltre e punta il dito anche contro i cardinali nominati da Francesco, accusandoli di voler portare avanti una “agenda sinodale e rivoluzionaria”. Esprime il timore che il prossimo conclave possa essere pilotato da quella stessa corrente che, a suo dire, avrebbe dominato gli anni del pontificato bergogliano.
Non risparmia nemmeno i cardinali conservatori, colpevoli – secondo lui – di non aver mai messo in discussione la legittimità dell’elezione del Papa. Un messaggio che sembra già rivolto al futuro della Chiesa, con il chiaro intento di condizionare la scelta del prossimo Pontefice.
Carlo Maria Viganò, figura una volta centrale nella Curia romana, è diventato noto al grande pubblico nel 2018 quando accusò pubblicamente Papa Francesco di aver coperto casi di abusi sessuali nella Chiesa. Da allora, il suo percorso si è spinto sempre più verso posizioni estreme: vicino a teorie complottiste, sostenitore del movimento no-vax e apertamente allineato con l’ex presidente americano Donald Trump.
Scomunicato ufficialmente nel 2024 per aver continuato a esercitare il ministero sacerdotale nonostante la sospensione, Viganò non ha mai smesso la sua personale crociata. E ora, nemmeno la morte del Pontefice che ha tanto contestato sembra fermarlo.
Nel giorno in cui il mondo guarda a San Pietro con mestizia e raccoglimento, le parole di Viganò segnano uno strappo profondo. Un gesto che, per molti, appare come il tentativo di influenzare il futuro della Chiesa, proprio nel momento in cui si confronta con uno dei suoi passaggi più delicati: la scelta del nuovo Papa.
@Redazione Sintony News