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18 Aprile 2025

Risarcimento per le vittime della giustizia: raccolta firme per la proposta di legge Zuncheddu

La raccolta firme, sul sito del ministero della Giustizia, è stata promossa dalla famiglia di Beniamino Zuncheddu, il pastore d Burcei che ha trascorso 33 anni in carcere e poi è stato assolto nel gennaio 2024

Dopo 33 anni di carcere da innocente, Beniamino Zuncheddu, pastore di Burcei, è stato assolto nel gennaio 2024 dal triplice omicidio per cui era stato condannato nel 1991. Oggi la sua famiglia lancia una proposta di legge per dare un sostegno concreto a chi, come lui, ha visto la propria vita distrutta da un errore giudiziario. L’obiettivo è chiaro: garantire una provvisionale economica immediata a coloro che, dopo un’assoluzione o una sentenza di ingiusta detenzione, si trovano privi di mezzi di sostentamento in attesa di un risarcimento definitivo.

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La proposta – ora oggetto di raccolta firme sul sito del Ministero della Giustizia per raggiungere il quorum delle 50mila sottoscrizioni – nasce da un'urgenza: colmare un vuoto legislativo che espone le vittime di errori giudiziari a nuove sofferenze, spesso invisibili. «Ci sono persone – si legge nella relazione introduttiva – che si sono viste distruggere l'esistenza: non solo per gli anni trascorsi in carcere, ma anche per le difficoltà economiche, sociali e psicologiche che seguono all’assoluzione».

Il testo proposto, articolato in un unico articolo suddiviso in cinque commi, introduce un assegno provvisionale da corrispondere nel periodo tra la sentenza di assoluzione e quella di risarcimento del danno, un iter che può durare anche fino a dieci anni. Un limbo in cui troppe persone, denunciano i promotori, “si rivolgono alla Caritas, sono costrette a rubare o finiscono a dormire sotto i ponti”.

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Portavoce appassionata della battaglia è Augusta Zuncheddu, sorella di Beniamino: «Come mio fratello, ci sono migliaia di cittadini che, una volta liberati, sono stati abbandonati dallo Stato. Questo non è giusto. Non è umano. Abbiamo bisogno di una legge di civiltà».

Augusta racconta con dolore i lunghi anni in cui la famiglia ha dovuto sostenere le spese legali senza alcun aiuto istituzionale: «A Beniamino è stata sequestrata la vita, gli è stato tolto tutto. Eppure abbiamo pagato tutto noi, per poi vedere lo Stato girarsi dall'altra parte».

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Secondo i dati riportati nella proposta, ogni anno in Italia si registrano circa 1.000 casi di ingiusta detenzione, con costi elevati per le casse pubbliche, ma soprattutto con pesantissime ricadute personali per chi ne è vittima. La legge non intende sostituirsi al risarcimento finale, ma tamponare un’assenza di mezzi che spesso getta gli assolti in una seconda ingiustizia: l’abbandono.

L’iniziativa è ora nelle mani dei cittadini. Chiunque voglia sostenerla può firmare online attraverso la piattaforma del Ministero della Giustizia. “Informare, sensibilizzare, cambiare le regole”, è il messaggio della famiglia Zuncheddu, che vuole trasformare un dramma personale in un’occasione di giustizia per tutti.

Una proposta che nasce dal dolore, ma guarda alla dignità. Perché la libertà restituita non basta, se non è accompagnata da un sostegno concreto e umano.

 

 

@Redazione Sintony News