Si chiama “Bottega Stardust Gold” ed è già un caso. Presentato al Vinitaly 2025, è il Prosecco più caro al mondo: 250 euro a bottiglia, con già 6.000 esemplari immessi sul mercato e altre 3.000 pronte alla distribuzione. Il vino? Un Extra Brut di uve selezionate in una storica “riva” di Arfanta, sulle colline di Conegliano Valdobbiadene, che dopo un anno di spumantizzazione metodo Martinotti affronta un lungo affinamento di cinque anni.
Ma a fare la vera differenza è l’aspetto: la bottiglia è decorata a mano con 5.000 cristalli, ha una capsula glitterata oro ed è pensata per diventare una lampada una volta svuotata.
A guidare il progetto è Sandro Bottega, imprenditore noto per le sue iconiche bottiglie dorate presenti negli aeroporti di mezzo mondo. «Questo è il Prosecco più caro al mondo, ma noi da tempo realizziamo versioni da 120 euro con cristalli neri – spiega –. Ne abbiamo vendute oltre 7.000. Il valore delle bollicine trevigiane è ancora sottovalutato e il nostro obiettivo è quello di elevarne il potenziale». L’idea, dunque, non è solo quella di offrire un vino di alta qualità, ma anche un oggetto di design da collezione o da esposizione.
Il pubblico per questo tipo di prodotto è selezionatissimo. «Vendiamo molto in Giappone, Corea, Canada, Gran Bretagna, Svizzera e Lussemburgo – racconta Bottega –. Ma anche in Italia non mancano le richieste, da enoteche di lusso o club esclusivi che cercano un elemento scenico per eventi particolari».
La questione divide gli addetti ai lavori. Oggi il prezzo massimo per un Prosecco “tradizionale” delle Rive o del Cartizze DOCG si aggira intorno ai 30 euro. La differenza di prezzo, quindi, è in gran parte giustificata da ciò che avvolge la bottiglia più che dal contenuto. Tuttavia, nel mondo delle bollicine, è una logica già sperimentata: lo Champagne può variare dai 15 ai 3.000 euro a bottiglia, mentre il Trento Doc ha un range tra i 10 e i 100 euro.
Anche il Consorzio del Conegliano Valdobbiadene guarda con attenzione all’evoluzione del mercato. Alcune cantine stanno già esplorando la possibilità di allungare i tempi di permanenza in autoclave per arricchire aromi e struttura. Altre, come Conte Collalto, propongono annate “sui lieviti” che variano di stagione in stagione, aprendo nuovi spazi di racconto e valore.
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