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7 Aprile 2025

Il ritorno di Trump riaccende la guerra dei dazi: Apple verso l’aumento dei prezzi

Secondo le proiezioni di Rosenblatt Securities e TechInsights, l’iPhone 16 Pro Max da 1TB potrebbe arrivare a costare oltre 2.300 dollari negli Stati Uniti e superare i 2.500 euro in Italia

Il ritorno di Donald Trump sulla scena politica americana ha risvegliato uno degli incubi peggiori per i mercati globali: la guerra dei dazi. Ma stavolta, nel mirino dell’ex presidente USA non c’è solo la Cina. L’offensiva protezionistica si allarga anche a quei Paesi asiatici — come India, Vietnam, Malesia e Thailandia — che negli ultimi anni erano diventati le nuove roccaforti produttive delle multinazionali americane, Apple in testa.

Un possibile terremoto anche per il settore tech, con una ricaduta diretta sui consumatori. Secondo le proiezioni di Rosenblatt Securities e TechInsights, l’iPhone 16 Pro Max da 1TB potrebbe arrivare a costare oltre 2.300 dollari negli Stati Uniti e superare i 2.500 euro in Italia.

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Nonostante Apple continui a progettare i suoi prodotti in California, la produzione rimane per il 90% concentrata in Cina. Dopo i primi dazi del 2018, il colosso guidato da Tim Cook aveva iniziato a diversificare la propria supply chain, spostando parte dell’assemblaggio in India e Vietnam. Ma con le nuove tariffe previste da Trump — 46% sul Vietnam, 26% sull’India e fino al 54% sulla Cina — ogni opzione asiatica sembra essere a rischio.

Se Apple dovesse scaricare interamente l’impatto dei dazi sui consumatori, il prezzo dell’iPhone 16 base passerebbe da 799 a 1.142 dollari, mentre il prezzo dell’iPhone 16 Pro Max 1TB: da 1.599 a 2.300 dollari In Italia, lo stesso modello potrebbe superare i 2.500 euro, considerando IVA (22%) ed equo compenso SIAE

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In parallelo, anche il costo di produzione di un iPhone 16 Pro salirebbe da 580 a 850 dollari, erodendo i margini di profitto. Gli analisti non hanno dubbi: Apple sceglierà di mantenere i guadagni e alzare i prezzi.

Anche se i dazi sono diretti alle importazioni USA, le loro ripercussioni saranno globali. Apple potrebbe scegliere di uniformare i prezzi in tutto il mondo per evitare distorsioni nei mercati, come già avvenuto in passato. I consumatori europei, e italiani in particolare — già penalizzati da tasse e imposte aggiuntive — rischiano di subire nuovi rincari.

La reazione dei mercati non si è fatta attendere: Apple ha perso il 9,3% a Wall Street, la peggiore giornata dal marzo 2020. Gli investitori temono un calo della domanda, proprio mentre l’azienda sta tentando di consolidare la propria presenza in India, ora anch’essa colpita dai dazi.

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In questo scenario complesso, alcuni competitor potrebbero approfittarne. Samsung, ad esempio, produce molti dei suoi smartphone in Corea del Sud, un Paese al momento escluso dalle nuove tariffe americane. Un dettaglio che potrebbe tradursi in un vantaggio competitivo decisivo.

L’iPhone da 2.500 euro potrebbe presto non essere un’eccezione, ma la norma. La crescente interferenza tra geopolitica e tecnologia rischia di trasformare lo smartphone da oggetto di massa a simbolo di status, sempre meno accessibile e sempre più elitario.

 

 

@Redazione Sintony News