Il primo maggio si celebra la Festa del Lavoro, una data importante che ricorda le conquiste raggiunte dai lavoratori e dalle lavoratrici alla fine dell’Ottocento. La ricorrenza affonda le proprie origini a Parigi nel 1889, quando la Seconda Internazionale, una federazione di partiti e movimenti socialisti e operai, promosse una giornata di lotta internazionale.
L’obiettivo era coordinare la lotta del movimento operaio internazionale per ottenere migliori condizioni di lavoro, e la scelta cadde sul primo maggio. Oltre questo evento, ci sono stati altri precedenti, tra cui le manifestazioni negli Stati Uniti del primo maggio 1886 e l’episodio noto come “Haymarket Riot” del 4 maggio 1886, a Chicago. In quell’occasione, la polizia e i lavoratori arrivarono allo scontro, inoltre una bomba esplose uccidendo poliziotti e civili.
Gli eventi di Chicago vennero presi come riferimento, e la Seconda Internazionale decise che il primo maggio sarebbe stata una giornata di lotta per i diritti dei lavoratori. La data venne quindi adottata in molti paesi del mondo come simbolo delle lotte operaie. In Italia le prime celebrazioni della giornata iniziarono dal 1890, ma in seguito all’avvento del regime fascista vennero sospese e solo dopo la Liberazione la ricorrenza venne nuovamente istituita.
Ma a Cagliari la festa è doppia.
La Sardegna si ferma, si raccoglie e si mette in cammino. Come ogni anno, dal 1° al 4 maggio, l’Isola rende omaggio a Sant’Efisio, il suo santo protettore, in un pellegrinaggio che unisce devozione, identità culturale e bellezza rituale. È la 369ª edizione di una festa che affonda le radici nella storia: una promessa fatta nel 1652 e mai interrotta, neanche durante guerre o pandemie.
Il cuore della celebrazione è la grandiosa processione che prende il via dal centro di Cagliari. Migliaia di devoti sfilano lungo un percorso di oltre 60 chilometri fino a Nora, luogo del martirio del santo. A piedi, a cavallo o a bordo delle tracas – i caratteristici carri trainati da buoi e decorati con fiori e frutta – i partecipanti arrivano da ogni angolo della Sardegna, indossando con orgoglio gli abiti tradizionali dei loro paesi.
Ma Sant’Efisio non è solo una festa religiosa: è il simbolo di un’identità collettiva. La processione attraversa paesi, campagne e borghi, coinvolgendo comunità intere in un lungo abbraccio di fede e folklore. Le strade si riempiono di petali, i canti sacri si mescolano al profumo del mirto e dei fiori d’arancio, mentre l’immagine del santo, vestita a festa, guida il popolo in cammino.
La promessa di protezione fatta quasi quattro secoli fa dalla città di Cagliari al suo santo – in seguito a una devastante epidemia di peste – continua a essere mantenuta con devozione.
@Redazione Sintony News