E’ di 435milioni di euro il valore delle esportazioni sarde verso i BRICS +5, ovvero Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa con l’aggiunta, da quest’anno, di Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran. Alle nuove potenze economiche la Sardegna offre una molteplicità di prodotti, che incide sul valore aggiunto regionale per l’1,4%: dai derivati della lavorazione del greggio al know how tecnologico fino ai prodotti della manifattura delle PMI sarde come alimentari, prodotti in legno e metallo, pelletteria, abbigliamento e tessile, mobili e ceramiche ma anche semilavorati lapidei, prodotti chimici, macchinari e attrezzature.
E’ questo ciò che emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna sull’esposizione della nostra Isola verso le economie emergenti, su dati Istat 2023.
Secondo il dossier, il nostro territorio si posiziona al 13esimo posto nella classifica nazionale, aperta dalla Lombardia con 14miliardi e 300milioni (che incide sul valore aggiunto dell’economia regionale per il 3.9%) seguita dall’Emilia Romagna con ben 7miliardi e mezzo. All’ultimo posto la Basilicata con 49milioni preceduta dalla Calabria. A livello nazionale l’Italia esporta 46miliardi e 300milioni, con una incidenza sul Valore Aggiunto del 2,8%. La quota export italiana con la Cina ammonta a 6,4 miliardi di euro, con gli Emirati 5,3 con il Brasile 5,2, con l’India 5,2, con la Russia 5, con l’Arabia 4,7, con l’Egitto 3,7, con il Sud Africa 2,3, con l’Iran 600milioni e con l’Etiopia 200.
A livello provinciale, Cagliari si piazza al 24esimo posto nazionale, grazie al 3,8% sul Valore Aggiunto provinciale. Al primo posto Asti con il 18,4% sul Valore Aggiunto, seguita da Arezzo con il 12%.
“Gli scambi commerciali, soprattutto verso i Paesi emergenti, rappresentano una chiave di crescita anche per le micro e piccole imprese, che proprio su questi mercati possono proporre il made in Sardegna e i prodotti di nicchia su elevati trend di qualità – commenta Fabio Mereu, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – per incentivare e rendere più efficace l’export delle microimprese della nostra regione, per questo è necessario sviluppare politiche di internazionalizzazione per “fattore” e non per “settore”, promuovendo in modo strategico all’estero l’intero “sistema Sardegna”.
“Proseguire nei processi già avviati negli anni scorso e difendere il valore delle nostre lavorazioni e della nostra conoscenza – continua Mereu - è il binomio per sostenere le MPI isolane. In un mondo in cui i rischi aumentano è fondamentale non arrendersi e andare a intercettare la crescita, continuando a investire su ciò che da sempre sappiamo fare bene: esportare e internazionalizzarci. Noi siamo pronti a fare la nostra parte al fianco delle imprese, soprattutto le più piccole”.
I dati più recenti (del 2018) sul gruppo originario dei BRICS, Brasile, Russia, India e Sudafrica, per l’Isola facevano registrare 49milioni di euro di merci vendute e l’ultimo posto occupato nella classifica nazionale, quando il totale export nazionale andava oltre i 27miliardi. A livello territoriale apriva Cagliari 37,8milioni di euro cui seguiva Olbia-Tempio con 3,2, Nuoro con 2,4, Sassari con 3,3, Oristano con 1,3, Carbonia Iglesias con 8mila euro e il Medio Campidano con 100.
Per ciò che riguarda il totale delle esportazioni (in tutto il mondo), secondo i dati dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese, lo scorso anno per le piccole e medie imprese manifatturiere della Sardegna (al netto della lavorazione del greggio e degli oli minerali) si è chiuso con 475milioni di euro di vendite all’estero con una crescita del 7% rispetto al 2021. Tra le categorie di beni che hanno trovato compratori all’estero ci sono gli alimentari con 205 milioni (+14,9% rispetto al 2020), i prodotti del comparto moda con 19 milioni (+5,2%), il legno-arredo con 24 milioni (+5,1%) e altri prodotti di altre imprese manifatturiere (occhiali, gioielli, ecc) con 14milioni (+2,9%).
“L’export delle piccole imprese manifatturiere sarde – aggiunge Daniele Serra, Segretario di Confartigianato Sardegna - dimostra ancora una volta di essere solido e di essere stato in grado, non solo di resistere alla crisi economica, ma anche di registrare un incremento nei numeri. Tutto ciò premia la capacità delle nostre aziende e il loro saper fare. Si tratta di un vero e proprio tesoro che, come Confartigianato, siamo impegnati, anche oggi, a difendere anche nei mercati esteri”.
I dati elaborati da Confartigianato Sardegna, in ogni caso, confermano anche come l’aumento delle esportazioni, anche nei dieci anni precedenti la pandemia, sia stato il più importante volàno di crescita delle imprese sarde. Merito della propensione all’innovazione, che ha migliorato la capacità produttiva e la qualità dei loro prodotti. Per questo i dati rilevati sono decisivi per capire le tendenze future di ripresa ma ancora più importante sarà il sostegno che Stato e Regione riusciranno a offrire alle aziende.
In tutto questo Confartigianato Sardegna ricorda come, secondo gli ultimi dati disponibili del 2021, siano solo 633 le aziende sarde che hanno piazzato i propri prodotti all’estero. Infatti, appena lo 0,6% delle attività imprenditoriali isolane ha intrapreso rapporti commerciali con l’Europa e il resto del Mondo, classificando la Sardegna al quart’ultimo posto in Italia tra le regioni esportatrici.
“Nonostante i numeri interessanti – conclude Serra - però le aziende del settore sono ancora lontane dall’esprimere tutto il proprio potenziale. In un momento storico in cui è sempre maggiore l'attenzione alla genuinità e artigianalità dei prodotti, una regione come la nostra deve continuare a investire nella conoscenza dei mercati internazionali. Sono proprio le piccole imprese che, per crescere, hanno bisogno di supporto e affiancamento. Noi stiamo cercando di fare la nostra parte”.
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