Il recente caso relativo al compenso di 1,2 milioni di euro per Chiara Ferragni da parte di Dolci Preziosi ha suscitato molte reazioni nel pubblico, alimentando il dibattito sulla trasparenza nelle collaborazioni tra influencer e aziende.
Franco Cannillo, proprietario di Dolci Preziosi, ha confermato che non c'è stata alcuna correlazione tra le vendite delle uova e la donazione a 'I Bambini delle Fate', associazione benefica che l'azienda sostiene.
Ha anche sottolineato che il prezzo delle uova griffate di Ferragni era lo stesso di quelle non griffate, a differenza di quanto accaduto nel caso Balocco.
Cannillo ha specificato che Ferragni è stata pagata per cedere la sua immagine e che la donazione è avvenuta indipendentemente da un contratto stipulato con lei.
«Non c’è stata correlazione tra le vendite delle uova e la donazione a ‘I Bambini delle Fate’», che comunque avrebbero avuto lo stesso prezzo di quelle non griffate (a differenza del caso Balocco). «Ferragni è stata pagata per aver ceduto la sua immagine. Noi abbiamo fatto una donazione, per lei non era da contratto». Quanto al cachet dell’influencer, ha aggiunto, «a memoria 500 mila euro nel 2021 e 700 mila circa nel secondo anno, poi ha chiesto una cifra esorbitante e non abbiamo più chiuso il contratto».
Franco Antonello, fondatore dell'associazione I Bambini delle Fate, ha confermato la versione di Cannillo.
Ha rivelato che l'associazione ha stretto un accordo con Dolci Preziosi, rifiutando però di associare la donazione alle vendite delle uova.
L'associazione ha permesso l'utilizzo dell'espressione "Sosteniamo i Bambini delle Fate" per promuovere la collaborazione.
Secondo Antonello, l'associazione ha ricevuto una donazione di 12 mila euro in un anno e 24 mila euro nell'altro anno.
Antonello ha espresso la sua sorpresa per il fatto che Dolci Preziosi abbia destinato una somma così elevata al testimonial mentre ha donato solo una somma relativamente modesta all'associazione benefica:
«Noi abbiamo stretto un accordo con Dolci Preziosi, loro volevano scrivere che la donazione era legata alle vendite, noi ci siamo rifiutati e abbiamo permesso di usare l’espressione “Sosteniamo i Bambini delle fate”», ha spiegato Antonello al Fatto Quotidiano e a Selvaggia Lucarelli
«Per l’operazione uova non abbiamo mai avuto contatti con Ferragni, ho provato a contattarla e parlarle, ma non è stato possibile. Ci sono stati donati da Dolci Preziosi un anno 12 mila euro e l’altro 24 mila euro».
Quanto al compenso che l’influencer avrebbe ricevuto, Antonello conclude: «Mi stupisce che abbiano dato 700 mila euro per il testimonial e 12 mila euro per il sociale, è una vergogna».
Ha definito questa situazione una vergogna e ha sottolineato l'incoerenza della distribuzione dei fondi.
Questo caso solleva diverse questioni sulle dinamiche delle collaborazioni tra influencer e aziende.
Da un lato, c'è la questione della trasparenza: è importante che le aziende e gli influencer comunichino chiaramente ai loro follower il tipo di accordo che hanno stipulato e come verranno utilizzati i fondi provenienti da queste collaborazioni.
Dall'altro lato, c'è il dibattito sul valore dell'immagine di un influencer e su quanto debba essere il compenso per il loro contributo. È evidente che alcune somme sono considerate esorbitanti, soprattutto quando ci si confronta con le donazioni relativamente modeste destinate alla beneficenza.
In conclusione, il caso del compenso di 1,2 milioni di euro per Chiara Ferragni da Dolci Preziosi ha suscitato un intenso dibattito sulle dinamiche delle collaborazioni tra influencer e aziende.
La mancanza di trasparenza e la distribuzione inequanime dei fondi sollevano importanti questioni etiche che richiedono una riflessione più ampia sull'etica e la responsabilità sociale delle aziende e degli influencer.
@Redazione Sintony News