Mentre in tutto il mondo si guarda al futuro, in Italia si pensa a proteggere il concetto di italianità, e il governo ha definitivamente approvato la legge contro la carne coltivata, diventando il primo Paese al mondo a proibirne la produzione.
La Camera ha approvato il ddl con 159 sì, 53 no e 34 astenuti, ma la notizia ha scaldato gli animi tanto che davanti a Palazzo Chigi si è scatenata una rissa tra il presidente di Coldiretti Ettore Prandini e il deputato di +Europa, Benedetto Della Vedova che manifestavano i primi a favore e i secondi contro il ddl. Neanche a dirlo, sono partite provocazioni e insulti, e tra le urla alcuni dei presenti sono arrivati anche alle mani, separati poi da alcuni agenti della Digos.
Una contesa che rappresenta un po’ l’Italia spaccata tra chi reputa il provvedimento un atto inutile, che servirà solo a estromettere il Paese da un mercato sempre più in crescita, e chi ritiene che il cibo e l’eccellenza italiana vadano difesi ad ogni costo.
Ma che cos’è la carne coltivata?
Si tratta di carne a tutti gli effetti, nessun surrogato vegano o simili, ma la differenza è che viene prodotta senza l’allevamento e la sofferenza animale. Si dice “coltivata” perché le cellule animali prelevate dagli esemplari vengono fatte crescere in dei “coltivatori”, cioè bio reattori in cui le cellule crescono nutrite con acqua, integratori alimentari, vitamine e si moltiplicano fino a diventare il pezzo di carne vero e proprio, anche se per ora pare si possano produrre solo carne macinata e straccetti di pollo.
Il vantaggio, oltre a evitare la morte e una vita di sofferenze agli animali da reddito, lo si vede anche dal punto di vista ambientale, perché si riducono notevolmente le emissioni di CO2 e altri gas inquinanti, nonché lo sfruttamento del suolo, si evita la distruzione di ecosistemi e la resistenza dei virus agli antibiotici molto usati negli allevamenti per evitare la proliferazione di infezioni.
Lo svantaggio è il consumo di acqua ed energia che rimane per ora invariato, anche se investendo nel settore si potrebbe evitare anche questo problema sfruttando le rinnovabili.
L’Enpa, principale ente per la protezione degli animali in Italia, ha commentato il provvedimento: “Lo stop alla carne 'cruelty free' esprime un'ideologia e una visione oscurantista, e una nuova condanna della Corte di Giustizia Europea”.
Infatti, non è ancora chiaro quali saranno le conseguenze per L’Italia da parte dell’Unione che da anni spinge per una transizione ecologica anche del mercato alimentare. La misura del governo esprime anche un’Italia diffidente e ferma in nome di una tradizione che si sente minacciata dal progresso.
Oggi però non si conoscono ancora gli effetti della carne coltivata sulla salute e la comunità scientifica sta ancora studiando. Ma gli esperti del settore sembrano essere concordi che negarla a priori porterà più svantaggi che benefici all’Italia.
@Redazione Sintony.it