Sembrava l'ennesimo caso di turisti che danneggiano i tesori della Capitale e poi se ne tornano impuniti a casa propria. Invece per Ivan Danailov Dimitrov, l’inglese 27enne di origini bulgare che lo scorso 23 giugno aveva inciso con una chiave su un muro del Colosseo il suo nome accanto a quello della fidanzata - «Ivan+Hayley 23» - non è stato così.
L'atto vandalico è stato ripreso con una telecamera da un altro turista e quel video ha consentito agli investigatori di identificarlo e procedere con una condanna: una multa di 965 euro. Che il ragazzo ha intenzione di pagare, peccato che l'amministrazione, come riportato dal Messaggero, non ha ancora fornito gli estremi su cui effettuare il bonifico. Ha anche mandato una surreale lettera di scuse al sindaco Roberto Gualtieri e alla Procura capitolina: «Ammetto con profondissimo imbarazzo che solo in seguito a quanto incresciosamente accaduto ho appreso dell’antichità del monumento. Consapevole della gravità del gesto commesso desidero con queste righe rivolgere le mie più sentite e oneste scuse agli italiani e a tutto il mondo per il danno arrecato a un bene che, di fatto, è patrimonio dell’intera umanità».
Per ottenere la sospensione condizionale della pena, Dimitrov si è offerto di risarcire il danno causato e il pm titolare del fascicolo, Nicola Maiorano, ha dato il suo consenso. Nella relazione sottoscritta il 26 giugno dall’architetto Barbara Nazzaro, funzionario del Parco Archeologico del Colosseo, si legge che per ripristinare il laterizio ottocentesco sfregiato occorrono due giorni di lavoro da parte di un restauratore di livello alto, oltre al noleggio di attrezzature e all’acquisto di materiali, per un totale di 965 euro più Iva. Ma ecco che nasce l'intoppo. La multa con la cifra da pagare è stata notificata puntualmente ma, a tre mesi di distanza e dopo vari solleciti della Procura e dell’avvocato difensore, ancora è stato comunicato un Iban al quale l’indagato deve bonificare la somma.
«Ringrazio il pm per il senso della misura dimostrata nella scelta concordata sulla pena - commenta l’avvocato Alexandro Maria Tirelli, che difende Dimitrov insieme alla collega Maria Valentina Miceli - ma insieme al magistrato ci siamo dovuti scontrare contro la burocrazia della pubblica amministrazione, degna di un Paese centro-africano degli anni ‘80 e che andrebbe ridimensionata dalla politica. Trovo assurdo che la legge imponga una condizione per la concessione della sospensione della pena e la pubblica amministrazione, di fatto, impedisca di realizzarla».
Persino il I gruppo della Polizia locale di Roma Capitale è stato delegato dalla Procura ad «acquisire le coordinate bancarie del Parco Archeologico del Colosseo». Ma ad oggi ancora nulla. Dal Parco Archeologico intanto garantiscono che la prossima settimana la dirigente dell’ufficio Bilancio e pagamenti del ministero dei Beni culturali si attiverà per risolvere la questione e comunicare al più presto l’Iban sul quale far bonificare la somma al vandalo «pentito».
Redazione sintony.it