Uno a zero per le compagnie low cost nella partita “caro-voli” contro il Governo. Le compagnie aeree, con Ryanair in testa, vincono il primo round del braccio di ferro col Governo sul caro voli che riguarda Sardegna e Sicilia. L'esecutivo ha infatti presentato un emendamento al decreto Asset (in discussione al Senato) riscrivendo la norma pensata all'inizio di agosto per contrastare i rincari dei biglietti, assecondando di fatto le lamentele delle compagnie.
Nel Consiglio dei ministri del 7 agosto era stato dato il via libera al decreto Asset. Nello specifico, per contrastare il "caro voli" il Governo aveva deciso di vietare la fissazione dinamica delle tariffe in presenza di tre condizioni: rotta nazionale con le isole, picco di domanda per la stagionalità o durante uno stato di emergenza nazionale, prezzo di vendita del biglietto o dei servizi accessori del 200% sopra la tariffa media del volo. Inoltre, si definiva "pratica commerciale scorretta" l’utilizzo di procedure automatizzate di determinazione delle tariffe - da e per le isole, ossia laddove sussistono esigenze di continuità territoriale - basate su attività di profilazione web dell’utente o sulla tipologia dei dispositivi elettronici utilizzati per le prenotazioni, quando esso comporti un pregiudizio economico.
Questi parametri hanno fatto insorgere le compagnie. Soprattutto i vertici Ryanair hanno ingaggiato una battaglia con l'Italia. Michael O'Leary, amministratore delegato della low cost irlandese, ha definito "rubbish" ovvero "spazzatura" il provvedimento. Durissime le sue parole: "Un decreto stupido e idiota che ridurrà i voli e aumenterà le tariffe. Un decreto illegale". Non solo, poco dopo ha annunciato il taglio dei voli su una decina di rotte per Sardegna e in Sicilia.
Adesso, con un emendamento al decreto Asset, l'esecutivo elimina il tetto ai prezzi (200% del costo medio) e per limitare l'utilizzo degli algoritmi affida poteri all'Antitrust. L'Authority per la concorrenza dovrà verificare l'eventuale iniquità del prezzo della compagnia aerea, in base ai principi di abuso di posizione dominante e di intesa restrittiva della concorrenza. Le condotte praticate sulle rotte per le isole, il periodo di picco di domanda stagionale e i prezzi superiori del 200% della tariffa media del volo - è scritto nella relazione tecnica - sono considerati circostanze e indizi dei quali l'Autorità può tener conto.
Nuovi poteri di monitoraggio vengono concessi inoltre all'Autorità di regolazione dei Trasporti, chiamata a verificare la "trasparenza e la conoscibilità dei criteri utilizzati dagli aeroporti per la concessione di sussidi allo sviluppo di rotte". L'emendamento vieta comunque "l'utilizzo di procedure automatizzate di determinazione delle tariffe basate su attività di profilazione web dell'utente o sulla tipologia dei dispositivi elettronici utilizzati per le prenotazioni, quando esso comporta un pregiudizio al comportamento economico dell'utente", spiega la relazione illustrativa.
Le regole si applicano per i collegamenti con Sardegna e Sicilia, ma anche per le altre tratte nazionali "in presenza di uno stato di emergenza nazionale ovvero qualora gli spostamenti stradali o ferroviari lungo il territorio nazionale siano, in tutto o in parte, impediti da eventi eccezionali dichiarati da pubbliche autorità". L'Antitrust avrà il potere, a valle di una indagine conoscitiva (presidiata da forti poteri ispettivi), di imporre, ove emergano "fattori distorsivi nel mercato dei voli, misure strutturali o comportamentali che eliminino tale distorsione".
Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, conferma che "non ci sarà un tetto, ma rimane il riferimento al +200%, come elemento, insieme ad altri, indicativo affinché autorità Antitrust, eventualmente lo ritenga, possa attivarsi". E aggiunge: "Il nostro obiettivo è la massima trasparenza e il contrasto a ogni distorsione del mercato cosa che possono fare in maniera più compiuta e più efficace le autorità preposte".
Redazione sintony.it