Lo spopolamento è un problema sempre ricorrente in Sardegna. Così come cresce la preoccupazione per il futuro del comparto dell’allevamento. Per cercare di tamponare i problemi e trovare una soluzione a lungo termine, scende in campo Coldiretti Sardegna che ha chiuso un accordo con il ministero del lavoro del Kirghizistan. Il patto tra le due realtà che sembrano così lontane (ma non lo sono) prevede l’arrivo di 100 lavoratori nell’Isola insieme alle loro famiglie.
Bisognerà attendere il 2024, ma chi arriverà in Sardegna dovrà avere esperienza professionale nel mondo delle campagne, un’età compresa tra i 18 e i 45 anni ed essere sposati.
Gli obiettivi sono molteplici. Prima di tutto salvare gli allevamenti sardi (l’età media degli allevatori è di 55 anni e le campagne si stanno spopolando) ma anche rispondere al calo delle nascite, allo spopolamento e all’abbandono delle case nei piccoli centri.
La missione di Coldiretti Sardegna, guidata dal presidente Battista Cualbu, con il direttore Luca Saba e alcuni amministratori locali, come il sindaco di Ovodda Ilenia Vacca e la vicepresidente del distretto rurale della Barbagia Alessandra Morette, è stata possibile per il sostegno di Fondazione di Sardegna. È partita da Luigi Dedoni, ristoratore cagliaritano, ha conosciuto diverse persone che prevenivano dal Kirghizistan. Il paese aveva chiesto aiuto alla Sardegna: i kirghisi non hanno diffuse competenze nella produzione di formaggio da latte di pecora.
D’altro canto il popolo del Kirghizistan conosce il nomadismo e vive in piccole comunità, quasi in simbiosi con i loro animali, con molti punti in comune con la cultura sarda.
Il progetto pilota prevede interventi in tre aree di altrettanti distretti rurali: Sassari, Barbagia e Sarrabus.
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