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7 Settembre 2023

L’orsa Amarena, esito della necroscopia: uccisa con un solo colpo

L'esito della necroscopia dell'orsa Amarena: colpita ai polmoni con un unico proiettile mortale di fucile, è deceduta per emorragia interna. In passato le avevano già sparato

L’orsa Amarena è stata uccisa con un solo colpo che le ha perforato i polmoni. È questo l’esito della necroscopia condotta nel dipartimento di medicina veterinaria dell’Università degli studi di Teramo. Prima dell'esame, i veterinari hanno eseguito anche una radiografia sulla carcassa del plantigrado che ha confermato la morte per emorragia. Saranno eseguiti ulteriori accertamenti per avere contezza anche sui tempi della morte dell'orsa.  

Ma quella della notte del 31 agosto non è stata la prima volta che Amarena veniva presa di mira dai colpi di un'arma da fuoco. In passato le avevano già sparato, più volte forse, ma con una sostanziale differenza: che a colpire la mamma dei due cuccioli erano stati dei pallini piccoli da caccia, e non un proiettile calibro 12 che l'ha uccisa, come è emerso durante la necroscopia. Pallattola che è stata prima individuata durante le lastre alla Clinica Veterinaria dell'università in mattinata e poi estratta dalla carcassa di Amarena durante la ricognizione cadaverica nel pomeriggio, che è terminata quasi a mezzanotte.  

 

 

La scoperta autoptica cambia la narrazione dell'evento, perchè ora è tutto nelle mani del perito balistico Paride Minervini, la cui relazione sarà decisiva per definire l'accaduto. Gli ambienti giudiziari fanno infatti capire che la ricostruzione della dinamica dello sparo è cruciale per definire le responsabilità dell'unico indagato, Andrea Leombruni, dalla tempistica alla scelta dell'arma e del proiettile, passando per la distanza, e la traiettoria, la chiusura del cancello di casa per 'bloccare' l'orsa. 

 

L’indagato, Andrea Leombrini, che si è trovato l’orsa dentro casa e poi ha sparato, si difende così: "È successo qui, in uno spazio piccolissimo io mi ero appostato per vedere chi fosse, mi sono trovato all'improvviso quest'orso ed ho fatto fuoco per terra, non ho mirato, il fucile aveva un solo colpo".  E poi continua "ho sbagliato; l'ho capito subito dopo aver esploso il colpo... i carabinieri li ho chiamati io". Parole dette anche alle prime persone giunte sul posto che hanno trovato l'orsa Amarena ancora viva ma agonizzante nel suo sangue. Ora si dice preoccupato per la sua sicurezza viste le tante minacce ricevute: "Sono giorni che non dormo e non mangio, non vivo più, ricevo in continuazione telefonate di morte, messaggi; hanno perfino chiamato mia madre 85 enne, tutta la mia famiglia è sotto una gogna" ha raccontato il commerciante. Da alcuni giorni il suo profilo social personale e quello della norcineria di cui è proprietario non sono più disponibili. Il suo avvocato ha annunciato denunce per chi ha mandato messaggi di minacce.  

Il sindaco di Villalago (L’Aquila), Fernando Gatta, a proposito dell’uccisione dell’orsa ha affermato: "È intenzione di questa amministrazione comunale procedere con la costituzione di parte civile unitamente alla Regione Abruzzo e agli altri enti e associazioni. Per noi è un dovere, dal momento che l'orsa Amarena è stata adottata dalla comunità di Villalago che, negli anni, ha dato prova di accoglienza e integrazione". 

Lo scorso 17 luglio il Consiglio comunale di Villalago aveva deliberato all'unanimità di concedere la cittadinanza onoraria all'orso bruno marsicano Amarena poiché "simbolo dell'unicità del nostro Abruzzo nel mondo, simbolo di biodiversità e manifestazione del creato, simbolo della natura e della possibilità che la medesima possa essere casa comune nei diversi habitat, patrimonio indiscusso dell'umanità e bene collettivo da tutelare". 

 

 

Dopo l’uccisione dell’orsa Amarena in molti si chiedevano che fine avessero fatto i suoi due cuccioli fuggiti dopo la morte della mamma e se fossero al sicuro. Dopo quattro giorni di ricerche, il Parco ha sospeso le attività di cattura dei due cuccioli di Amarena dato che i due esemplari sono stati avvistati di nuovo insieme e si sono allontanati dalla zona più antropizzata del Fucino, dimostrando così di essere riusciti a sopravvivere e quindi ad alimentarsi e a muoversi autonomamente nel territorio. 

 

Marta Rachele Pusceddu