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24 Agosto 2023

Giappone, iniziato il rilascio nel Pacifico delle acque radioattive di Fukushima

Proteste del Pacific Island Forum, che comprende 18 nazioni del Pacifico e di Greenpaece, ma c’è l’ok dell’Agenzia internazionale atomica

 

E’ iniziato oggi il rilascio della acque di raffreddamento del reattore di Fukushima nell’oceano Pacifico. Si tratta di 1,25 milioni di tonnellate di acqua radioattiva trattata utilizzata per il raffreddamento dei reattori nucleari di Fukushima Daiichi, la centrale nucleare colpita dallo tsunami del marzo 2011. Il piano era stato approvato dal governo giapponese già nel 2021, nonostante la dura opposizione portata avanti da una parte della popolazione nipponica e da alcuni paesi vicini, su tutti la Cina.

 

Fukushima: il Giappone si prepara a scaricare in mare l'acqua della  centrale | Euronews

 

Si tratta di una quantità immensa d’acqua contaminata contenuta in oltre mille serbatoi. A dare l’annuncio dell’avvio delle operazioni il primo ministro giapponese Fumio Kishida al termine di una riunione del governo del Sol Levante. Se le condizioni meteo lo consentiranno, dunque, Tokyo darà il là al primo fondamentale passo verso lo smantellamento dell’imponente impianto gestito dalla Tokyo Electric Power Company (Tepco), l’azienda energetica che gestisce la centrale. Quando nel 2011 la costa nordorientale dell’isola di Honshū fu colpita da un violento tsunami, tre dei sei reattori della centrale vennero parzialmente fusi. I sistemi di sicurezza del sito non erano preparati ad affrontare un evento di tale portata. Il risultato fu un vero e proprio incidente nucleare che ancora oggi divide i giapponesi.

 

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Per raffreddare il combustile nucleare all’interno della centrale venne usata una grande quantità di acqua che ha trattenuto parte del materiale radioattivo con cui è venuta a contatto. Oltre una tonnellata di acqua contaminata è oggi conservata negli oltre mille serbatoi costruiti nei pressi dell’impianto, già troppo grande per poterlo espandere ulteriormente. Per questo motivo il governo ha deciso di rilasciare l’acqua in mare.

 

Beijing: New Fukushima nuke water leak sparks global concerns | Nation |  China Daily

 

Il Pacific Island Forum, che comprende 18 nazioni insulari del Pacifico, ha chiesto al Giappone di ritardare il rilascio nell’oceano dell’acqua proveniente dalla centrale nucleare ormai distrutta di Fukushima, per timore che l’oceano, e di conseguenza la pesca, possano esserne contaminate da scorie radioattive.  A destare particolare apprensione sarebbe la percentuale di trizio contenuta nell’acqua, un isotopo radioattivo dell’idrogeno naturalmente presente nell’acqua del mare che non può essere eliminato attraverso trattamenti. In realtà la concentrazione di trizio dopo le operazioni parrebbe essere comunque estremamente bassa, senza alcun rischio per la salute della collettività, secondo quanto comunicato da Tepco.

 

L’acqua dovrebbe contenere circa 190 becquerel di trizio per litro, al di sotto del limite di acqua potabile dell’Organizzazione mondiale della sanità di 10mila becquerel per litro, dove un becquerel è un’unità di radioattività. L’acqua verrà inizialmente rilasciata in quantitativi più piccoli e con controlli aggiuntivi, con il primo scarico che dovrebbe attestarsi sui 7.800 metri cubi nell’arco di circa 17 giorni a partire appunto da oggi, giovedì.

 

 

I piani di rilascio dell’acqua di Fukushima erano stati rallentati da dinamiche tanto interne quanto esterne. Sebbene un recente sondaggio condotto dall’emittente giapponese Fnn abbia mostrato che il 56 per cento degli intervistati sostiene il rilascio – mentre il 34 è contrario -, negli anni passati le proteste non si erano fatte attendere.

 

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Tra le voci più insistenti in tal senso c’erano state quelle dei pescatori giapponesi e di alcune organizzazioni ambientaliste come Greenpeace preoccupati, per ragioni diverse, degli effetti che le acque contaminate avrebbero avuto sull’ecosistema. Al di fuori dei confini nazionali spiccavano i “no” da parte della Cina, la Corea del Sud e il Forum delle isole del Pacifico (Pacific islands forum, Pif) che conta membri quali Australia e la Nuova Zelanda, le isole Figi e Kiribati, fino alla Papua Nuova Guinea.

 

Ciò non ha però impedito all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), l’organismo di vigilanza nucleare delle Nazioni Unite, di dare il via libera al versamento lo scorso luglio, affermando che il piano soddisfaceva gli standard internazionali e che l’impatto che avrebbe avuto sulle persone e sull’ambiente fosse “trascurabile”. Una decisione che continua a non convincere gli oppositori di sempre, mentre il giorno X è arrivato.

Redazione sintony.it