Giorgio Armani incontra la stampa poche ore prima di portare in passerella la sua collezione di haute couture a Parigi.
"Mi guardo attorno, e mi pare che sia sempre più difficile distinguere tra alta moda e prêt-à-porter, perché la prima è sempre più normale, e il secondo è sempre più elevato. Per carità, anche il mio prêt-à-porter è “alto”, ma comunque riesco a calibrare l’offerta con linee di diverso livello. La mia couture è pensata per una donna che vuole vestirsi in maniera diversa, esclusiva. Unica. Che vuole pezzi che non si trovano nei negozi: penso a Yves Saint Laurent, e a come creava interi guardaroba per le sue amiche dell'alta società. Per me l’alta moda è quella delle centinaia di paillettes cucite su un centimetro quadrato di tessuto. Mi chiedo se, visti tutti gli sforzi che facciamo, e visto come è diventata Parigi, non sia meglio rimanere a casa mia, a Milano, e raccontare la mia visione da lì".
Il designer riflette e rilascia qualche impressione, mentre presenta una collezione che guarda all’Estremo Oriente: "La mia è una visione idealizzata, slegata dal presente. Mi rifaccio agli stilemi della cultura orientale, all’eleganza insita in quell’universo".
A rappresentare quest’ideale è il rosso lacca, che per lo stilista dona un senso di mistero anche agli indumenti più normali, che insieme alle rose, sono i temi ricorrenti della sua collezione. "Perché è il fiore per eccellenza", risponde il designer a chi gli chiede le ragioni della scelta.
E mentre parla del suo lavoro dice: "La vita mi ha premiato, sono il primo a dirlo. Ma, a quasi 89 anni , posso anche dire che mi ha tolto parecchio: mi sarebbe piaciuto godermi tante cose che per gli altri sono normali, ma che ho dovuto mettere da parte per questo mondo".
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