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9 Giugno 2023

Social, danni devastanti ai ragazzini, proposta di legge per divieto ai minori di 14 anni

La proposta di legge di Azione-IV sarà presentata al Parlamento. Ma i maggiori responsabili sono i genitori

Che i social siano una piaga sociale nessuno ha il coraggio di dirlo apertamente. Lo si sussurra a bassa voce, quasi con il timore di essere etichettati come boomer, ma la paura c’è, e ormai per i minori sta diventando un flagello. Bambini schizofrenici, in depressione, dipendenti, ansiosi, lasciati però – spesso per comodità dei genitori – ore e ore immersi a guardare le storie su Instagram, TikTok, e oggi anche su Bereal. Devastante.

BeReal: the latest fad or the next big thing? - The Media Leader

 

Gli utenti ricevono una notifica una volta al giorno, a un orario casuale, con scritto "Time to BeReal". Sullo smarphone si apre quindi una finestra, che rimane attiva per due minuti, in cui è possibile pubblicare una foto di ciò che si sta facendo. E sono tutti lì a postare in orario quello che fanno, ovunque si trovino, a scuola o in bagno, a casa o all’allenamento, al cinema o in chiesa. E sono tutti minori, dai 10 ai 18 anni. Sconvolgente ormai la dipendenza psicologica dei bambini e degli adolescenti.

 

Ma la colpa è dei genitori. Troppo impegnati a lavoro, loro stessi incollati a fecebook o twitter (per i boomer, perché ormai li usano solo i “vecchi”!), spesso sorpresi a parlare “da soli” nella chat vocali di whatsapp, che per tenere a bada i figli, piuttosto che portarli al parco o a fare sport preferiscono mettergli in mano un cellulare per tenerli buoni. Senza pensare ai danni devastanti che stanno arrecando al cervello dei figli.

 

Social network e sicurezza minori: - Nostrofiglio.it

 

A questo proposito Azione-Iv ha presentato ieri a Montecitorio una proposta di legge che verrà depositata a Camera e Senato ed "è tesa a regolare l'accesso ai social dei minori". Lo ha spiegato il capogruppo Matteo Richetti in una conferenza stampa con Carlo Calenda, Mara Carfagna, Elena Bonetti e Giulia Pastorella. "Oggi la situazione è molto allarmante. Le famiglie - sottolinea Calenda - sono lasciate sole in una condizione in cui di fatto c'è un far west. L'81% degli adolescenti è su Instagram, l'iscrizione ai social comincia dai 11 anni, oltre la metà dei giovani utilizza lo smartphone per più di 3 ore al giorno. E gli effetti sono lo sviluppo della dipendenza, la depressione, la crescita dei disturbi dell'alimentazione e del sonno, il cyberbullismo. Una normativa ci sarebbe già: in Italia si potrebbe eccedere ai social solo dai 14 anni in poi. Ma non c'è nessun tipo di controllo".

 

Minori e protezione dati personali

 

Di qui la proposta di Azione-Iv che prevede "di innalzare l’età per esprimere il consenso al trattamento dei dati per l’accesso ai social da 14 a 15 annidi vietare l’accesso ai social ai minori di 13 anni e permetterne l’utilizzo tra i 13 e i 15 anni solo con il consenso dei genitori (ecco dove sta la falla nella proposta di legge!); di stabilire un processo di certificazione dell’età, mediante un meccanismo che confermi la presenza dei requisiti anagrafici dell’utente per l’accesso alla piattaforma; tale meccanismo sarà utilizzabile anche per tutti gli altri siti a maggior rischio per i minori". Sono previste anche sanzioni e ci si rifà al Regolamento Ue in merito che "prevede multe fino al 4% del fatturato globale".

 

Nella proposta di Azione-Iv si spiega che "la soluzione che proponiamo per la verifica dell’età è fondata non solo sull’esigenza di proteggere il minore dai rischi connessi all’uso di alcuni servizi, ma anche di evitare che le piattaforme social, per adempiere all’obbligo di verifica, usino sistemi – intelligenza artificiale, dati biometrici – che incrementano la loro disponibilità di dati personali degli utenti".

 

"Prevedere che la verifica dell’età del minore avvenga con una parte terza – cioè con un operatore, che può essere la carta di identità elettronica o uno degli Identity Provider privati accreditati – che fornisce una credenziale anagrafica in forma anonima consente di rendere effettiva e certa la verifica dell’età degli utenti; di minimizzare i dati degli utenti trasmessi al gestore del servizio; di preservare l’anonimato, perché che certifica l’età (senza rilasciare alcun dato di identità) dell’utente". Sulle soluzioni tecniche, osserva Calenda, "si può sempre discutere e se si aprisse una discussione parlamentare vera e approfondita potremmo arrivare anche a soluzioni diverse e migliori. Quello che non è più ammissibile è che, visto che non sono state ancora trovate soluzioni convincenti per tutti, allora si fa finta che il problema non esista e non debba essere affrontato".

 

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"I nostri figli si aggirano in un luna park in cui però si propagandano l'anoressia, il bullismo, l'istigazione al suicidio. Noi -spiega Mara Carfagna- pensiamo che questo luna park vada chiuso per i più piccoli, per i pre adolescenti che sono più a rischio di certe suggestione. Si tratta di un'emergenza sociale che è altrettanto evidenti e provata quando il buco dell'ozono o il cambiamento climatico".

 

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Secondo Carfagna occorre "educare a un uso consapevole dei social network che sono oggi un mercato globale che ha agito senza alcun tipo di regola e limitazione riguardo all'accesso dei più piccoli”. Ma tutto questo sarà perfettamente inutile se i genitori continueranno a fornire i loro dati personali per attivare gli account dei social per i propri figli minori.

Redazione sintony.it