“Grazie per i vostri messaggi. Non ce la faccio a rispondere a tuttə, ma tutto ho letto e ricorderò. Grazie davvero”. Brevissimo il messaggio di Michela Murgia ai suoi followers di Instagram per ringraziarli dei numerosi messaggi che le sono arrivati dopo l’intervista al Corriere della Sera nella quale racconta ad Aldo Cazzullo la sua malattia.
Le rimangono pochi (o forse molti) mesi davanti, ancora. Non è operabile, perché ha già metastasi alle ossa, ai polmoni e al cervello. Ma sa che morirà e da tempo sta preparando la sua partenza. Per questo ha intenzione di sposarsi. Tre ciotole, (Mondadori) suo ultimo libro esce il 16 maggio. Il primo racconto si apre con la diagnosi di un male incurabile. Ed è una vicenda autobiografica ha raccontato Murgia in un'intervista al Corriere della Sera. Perché la scrittrice, drammaturga, blogger, opinionista, autrice tra gli altri del romanzo bestseller pluripremiato Accabadora, ha un tumore al quarto stadio, uno stadio da cui "non si torna indietro". Sta per morire, sottolinea. Le restano pochi mesi. E ha deciso di raccontarlo. Spiegando che "le metastasi sono già ai polmoni, alle ossa, al cervello".
"Non importa se non avrò più molto tempo: l'importante per me ora è non morire fascista", dichiara la scrittrice che si definisce di sinistra. Non ha paura della morte, "spero solo di morire quando Giorgia Meloni non sarà più presidente del Consiglio", "perché il suo è un governo fascista", accusa. Proprio su questo aspetto ha risposto la premier Giorgia Meloni: "Apprendo da una sua lunga intervista che la scrittrice Michela Murgia è affetta da un bruttissimo male. Non l'ho mai conosciuta e non ho mai condiviso le sue idee, ma voglio mandarle un abbraccio e dirle che tifiamo per lei. E io spero davvero che lei riesca a vedere il giorno in cui non sarò più Presidente del Consiglio, come auspica, perché io punto a rimanere a fare il mio lavoro ancora per molto tempo".
Il Ministro e Presidente della Lega Matteo Salvini, invece, anch'egli citato, ma più di sfuggita rispetto alla Presidente ha risposto con un post di solidarietà: "Sono colpito dall’intervista di Michela Murgia, che ha raccontato gravissimi problemi di salute e, al tempo stesso, ha aperto il suo cuore sulla sua vita, il suo lavoro, la sua visione. La distanza politica o valoriale in questo caso non c'entra. Mi auguro davvero di ricevere le sue critiche ancora per moltissimo tempo".
Murgia non si sente sola, sconfitta: "Ho cinquant'anni, ma ho vissuto dieci vite. Volevo anche andare in Corea Forse ci andrò quando disperderanno le mie ceneri nell'oceano, a Busan". "Ho dieci persone. La mia queer family. Ho comprato casa con dieci posti letto dove stare tutti insieme - racconta - Ho fatto tutto quello che volevo. E ora mi sposo". Sposerà "un uomo, ma poteva essere una donna. Lo Stato alla fine vorrà un nome legale che prenda le decisioni, ma non mi sto sposando solo per consentire a una persona di decidere per me", precisa. Pensando al momento della fine, Michela Murgia dice: "Posso sopportare molto dolore, ma non di non essere presente a me stessa. Chi mi vuole bene sa cosa deve fare. Sono sempre stata vicina ai radicali, a Marco Cappato". Di fatto, esprimendosi a favore dell'eutanasia, che era il tema anche del suo romanzo Accabadora.
Michela Murgia è nata a Cabras (Oristano) nel 1972. Ha esordito come scrittrice nel 2006 con Il mondo deve sapere. Tra le sue opere, tradotte in più di trenta paesi, ricordiamo Accabadora (Premio Campiello 2010), Ave Mary (2011), Chirù (2015), Istruzioni per diventare fascisti (2018), Stai zitta (2021) e God Save the Queer. Catechismo femminista (2022). Ora uscirà, il 16 maggio, “Tre ciotole. Rituali per una anno di crisi” per Mondadori.
Redazione sintony.it