In primis la solidarietà per la famiglia di Andrea Papi (si cui oggi si sono celebrati i funerali), ucciso da un orso in Val di Sole lo scorso 5 aprile. Ma la Federazione italiana associazioni diritti animali e ambiente, che raggruppa – oltre alle fondatrici Enpa, Lav, Leidaa, Lndc e Oipa – circa ottanta organizzazioni italiane di protezione animale, esprime piena contrarietà a vendette e rappresaglie contro gli Animali, agli abbattimenti e deportazioni degli orsi “decise sull’ondata emotiva di una terribile tragedia e nel clima surriscaldato della campagna elettorale per le provinciali”.
Non solo. La Federazione italiana si rivolge anche al ministro dell’Ambiente per chiedere di partecipare al “tavolo di confronto tecnico” istituito ieri con Ispra e Provincia di Trento, per valutare come “proseguire l’originario progetto di reintroduzione dell’orso nell’arco Alpino, intervenendo sulle criticità che nel tempo si sono verificate”.
“La caccia grossa agli orsi avviata in Trentino dal presidente Fugatti”, si legge in una nota diffusa dagli animalisti, “sa di vendetta e rappresaglia, concetti inapplicabili agli animali, perché mette sullo stesso piano, condannandoli tutti a morte, l’orsa JJ4 che ha ucciso Papi (e nel 2020 ha difeso i suoi cuccioli in un “incontro ravvicinato” con padre e figlio sul monte Peller: forse una situazione simile ha provocato la morte dello sfortunato runner) e individui che hanno dato problemi di minore gravità”.
Altra richiesta avanzata dalla federazione riguarda la sicurezza: “Ci chiediamo, inoltre, di quanto aumenterà la sicurezza dopo l’eliminazione fisica degli orsi condannati. E’ assurdo pensare di risolvere il problema della convivenza con gli orsi ammazzando gli animali, peraltro protetti dalla legge e da accordi internazionali. E se anche si volesse trasferirne una cinquantina, operazione a dir poco impegnativa, dove trasferirli? Troppo comodo scaricare sui plantigradi due decenni di errori e di inadempienze della Provincia di Trento: sono stati spesi milioni per reintrodurre l’orso e poi per gestirne la presenza negli anni e ora si vuol fare marcia indietro prospettando soluzioni ancora più costose. Occorre invece voltar pagina, sottrarre la gestione degli orsi alla politica per riconsegnarla agli esperti, ispirarsi all’esperienza positiva del parco d’Abruzzo e di altri territori all’estero. Non solo sono mancate campagne informative per popolazione e per turisti, cartellonistica, limitazioni dell’accesso ai boschi dov’è maggiore la probabilità di incontrare gli orsi, corridoi faunistici per favorirne la dispersione su un territorio più ampio, ma nel 2018 la Provincia ha rifiutato un piano del ministero dell’Ambiente, finanziato con fondi statali, per il radiocollaraggio e il monitoraggio degli orsi in tempo quasi-reale. Come dire che l’unico orso accettabile è quello morto”.
Per questo è stata anche lanciata una petizione su change.org https://www.change.org/p/diciamo-no-all-abbattimeto-dell-orso, l’obiettivo è quello di arrivare a raccogliere 75mila firme.
@Monica Magro