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24 Marzo 2023

Rivelazione sulla morte di Beethoven: a ucciderlo furono l'epatite e l'alcool

Beethoven, uno dei padri fondatori della musica classica, si credeva fosse morto per avvelenamento da piombo: una tecnica innovativa ha permesso di analizzare il suo DNA, ecco di cosa si tratta

Quasi due secoli fa, il 26 marzo 1827, si spegneva a Vienna, all'età di 56 anni, una delle leggende della musica classica, Ludwig van Beethoven. Da allora, i dubbi sulle ragioni esatte della sua morte sono stati oggetto di discussione tra gli specialisti. Oggi i ricercatori hanno potuto utilizzare una tecnica innovativa, per avere maggiore chiarezza sulla prematura scomparsa del compositore tedesco: lo svolta è arrivata analizzando il suo DNA ottenuto da 5 ciocche di capelli, che gli scienziati hanno ricevuto da alcuni collezionisti, risalenti ai suoi ultimi 7 anni di vita e attribuite al compositore con ampio margine di sicurezza.

Secondo lo studio, pubblicato sulla rivista Current Biology, da una squadra di ricerca internazionale capitanato dal tedesco Max Planck Institute e dalla britannica Università di Cambridge, la morte di Beethoven fu causata quasi certamente da una cirrosi e non da avvelenamento da piombo, come, fino ad ora, si sapeva. La cirrosi fu il risultato di una serie di disturbi gastrointestinali cronici, dovuti da una plausibile celiachia e intolleranza al lattosio e, collegati a fattori di rischio genetici per le malattie del fegato, oltre che dall'uso smodato di bevande alcoliche e dall'epatite B, di cui il compositore si ammalò negli ultimi anni di vita. 

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Il fine principale dello studio, guidato da Tristan Begg di Max Planck Institute e Università di Cambridge, era quello di far luce sui problemi di salute di Beethoven, che come è noto, includono un'esponenziale perdita dell'udito e dei cronici disturbi gastrointestinali. 

Ottenere i geni per i ricercatori è stata una sfida, dal momento che il DNA nei capelli viene sminuzzato in piccolissimi frammenti. I capelli di Beethoven, prima di essere analizzati, sono stati  puliti ciocca per ciocca e, successivamente, gli scienziati li hanno sciolti in una soluzione da cui hanno ricavato pezzi di DNA. 

Per essere sicuri di lavorare con il DNA del compositore tedesco, i ricercatori hanno condotto test di autenticazione su otto campioni di capelli derivanti da collezioni pubbliche e private del Regno Unito, dell'Europa e degli Stati Uniti. E' emerso che almeno due delle ciocche conservate non erano reali, inclusa una che si pensava fosse stata tagliata dal musicista quindicenne Ferdinand Hiller dal capo di Beethoven, deceduto da poco. Soprannominata la 'ciocca Hiller', le sue precedenti analisi sostenevano l'ipotesi che Beethoven soffrisse di avvelenamento da piombo. Questo infatti, poteva spiegare i suoi problemi di salute, inclusa la perdita dell'udito: la ciocca si è però rivelata appartenere ad una donna.

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La domanda chiave su cosa abbia causato la perdita dell'udito di Beethoven rimane invece ancora senza risposta. Axel Schmidt dell'Istituto di Genetica Umana  dell'Ospedale Universitario di Bonn ha fornito una spiegazione: "Sebbene non sia  stato possibile identificare una chiara base genetica per la perdita  dell'udito di Beethoven, avvertiamo che tale scenario non può essere rigorosamente escluso. I dati di riferimento, che sono obbligatori per interpretare i genomi individuali, sono in costante miglioramento. È  quindi possibile che il genoma di Beethoven riveli in futuro indizi  sulla causa della sua ipoacusia".

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La ricerca ha portato anche a una rivelazione sorprendente: quando hanno testato il DNA di membri viventi della famiglia allargata di Beethoven, gli scienziati hanno scoperto una diversità nei cromosomi Y tramandati dalla parte paterna. I cromosomi Y dei cinque uomini corrispondevano tra loro, ma non equivalevano a quelli del compositore. Ciò suggerisce che c'è stato un "evento di paternità extra-coniugale" nelle generazioni antecedenti alla nascita di Beethoven. Semplicemente, un bambino nato da una relazione extraconiugale nell'albero genealogico del compositore.

Alessandro Paolo Porrà