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9 Novembre 2022

Come scusa? Non ti followo: la guida della Crusca al gergo della Generazione Z

Anglicismi italianizzati e termini mutuati dal mondo dei social: l'Accademia della Crusca si è occupata dello slang dei giovani nati fra il 1997 e il 2012

Partiamo da un presupposto fondamentale: ogni generazione ha avuto il proprio slang. Se un tempo si sentivano i vari ragazio e ciospo, oggi è più facile sentire un cringe nel senso di 'imbarazzante' o l'incredibile pov (acronimo di point of view), con riferimento al punto di vista da cui si effettuano le riprese con lo smartphone. La lingua cambia e lo fa anche attraverso le nuove mode dei giovani: i social e il mondo dei videogiochi la fanno da padrone. E con essi i termini inglesi, che spopolano fra i ragazzi nati tra il 1997 e il 2012. 

Quelli della cosiddetta Generazione Z, che dimostrano di avere un gergo difficilmente comprensibile per gli adulti. Di ciò si è occupata recentemente l'Accademia della Crusca, che ha pubblicato la raccolta dal titolo "L'italiano e i giovani. Come scusa? Non ti followo". Curata dalla linguista Annalisa Nesti, membro del Consiglio direttivo dell'Accademia, la raccolta ha l'obiettivo di scandagliare il linguaggio giovanile svelando il significato di espressioni spesso sconosciute: "Il lessico dei nati tra il 1997 e il 2012 risente di una certa stanchezza creativa. Sono infatti una generazione meno originale rispetto alle precedenti a cui si ispirano".

Se un tempo i giovani dimostravano di avere parecchia fantasia nello slang, ricorrendo raramente agli anglicismi, oggi la nuova generazione fonda il proprio gergo sull'inglese, dimostrando tra l'altro di non sapere (o non volere) attingere dai dialettismi. L'inglese basta e avanza, e la Gen Z pesca a piene mani dall'inglese e dall'americano, specialmente per quanto concerne il mondo del gaming (pardon, dei videogiochi) e dei social network.

Ecco che alcune voci arrivano per intero, come la già citata cringe, o crush (la famosa 'cotta' per qualcuno) o ancora trend (con riferimento a qualcosa che sta andando di moda soprattutto online: un post su Twitter o su Instagram può essere "trend"). Altre sono mutuate dall'inglese attraverso uno scorciamento: è il caso di bando (che non è il bando inteso all'italiana, ma indica qualcosa di abbandonato, dall'inglese abandoned) o del famoso bro, che altro non è che l'abbreviazione all'ennesima potenza di brother. Infine alcune voci non sono altro che il frutto di ibridazioni: droppare ('pubblicare'), floppare ('fallire') o shippare ('vedere bene due persone assieme'). 

Per molti studiosi, dunque, quella della Gen Z è una neolingua che riflette i forti mutamenti sociali e che si caratterizza come ricca di neologismi che non appartengono né all'italiano, né all'inglese. Una sorta di itanglese, caratterizzato a volte addirittura dall'uso di intere espressioni come is over (nel senso di 'è finito') o screaming, crying and throwing up (usata per esprimere le proprie emozioni forti dinanzi a scene sconvolgenti). 

Tuttavia, a parziale giustificazione per la Generazione Z, vi è un'appurata tendenza all'anglicizzazione in tutti i campi, un fenomeno sociale che ormai riguarda l'italiano nella sua interezza. Non è un caso che il numero degli anglicismi non adattati (che entrano tali e quali nella nostra lingua) è più che raddoppiato negli ultimi trent'anni. Lo testimoniano il Devoto-Oli e lo Zingarelli, fra i principali vocabolari della lingua italiana. La strada è tracciata e il processo sembra ormai irreversibile.

@Francesco Cucinotta