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23 Maggio 2022

Maria Falcone racconta la morte del fratello Giovanni.

30 anni dalla strage di Capaci, giorno in cui, Giovanni Falcone, simbolo della lotta alla mafia, venne ucciso

“Son venuta a saperlo attraverso una telefonata un po' strana che una mia amica fece a casa, a cui rispose mio marito”, ha raccontato Maria Falcone in un’intervista a SkyTG24, ricordando che subito dopo lui le disse di accendere la televisione. “Sono scappata per l'Ospedale Civico e quando sono arrivata, dallo scivolo che portava al pronto soccorso, mi è venuto incontro Paolo Borsellino”. Fu lui, altro giudice simbolo della lotta alla mafia, a dirle che Falcone era morto.

In un’intervista, ha detto che dopo l’attentato trovò un biglietto in cui si leggeva che la morte del magistrato aveva svegliato le coscienze e questo fu per lei uno stimolo a non chiudersi nel suo dolore. "Decisi pochi giorni dopo di lavorare alla creazione di una fondazione che avesse come scopo custodire la memoria del lavoro di mio fratello".  Maria Falcone racconta spesso la vita e l’esempio di suo fratello, ma non sono mancati nemmeno incontri coi detenuti. "Non dobbiamo mai distrarci perché la mafia ha la capacità di riprendersi quel che le abbiamo tolto", dice oggi. "Ma sono convinta che non abbia vinto e che il lavoro di Giovanni non sia stato vano".

Con la strage di Capaci "la storia della Repubblica sembrò fermarsi". Ma "a quella ferocia la nostra democrazia si oppose con lo Stato di diritto". Così il Presidente Mattarella. Falcone e Borsellino dimostrarono "che la mafia non era imbattibile". "Onorare la loro memoria e rinnovare il loro impegno che non consente pause né distrazioni", aggiunge. Le idee di Falcone "in alcuni casi furono osteggiate nella magistratura stessa". Ricorda la guerra in corso: anche il ripristino degli ordinamenti internazionali è fare giustizia.

 

@MorenoPisano