L’invito alla sfilata di Balenciaga quest’anno non era come gli altri: in una scatolina c’era un Iphone 6 rotto con il nome inciso della persona invitata e una lettera di pace firmata dal direttore creativo Demna Gvasalia.
Gvasalia non avrebbe mai immaginato di dover far sfilare le sue creazioni durante una guerra. Lui che è georgiano e dalla guerra è scappato anni fa, nella lettera inviata a ciascun invitato ha scritto: “La guerra in Ucraina ha scatenato il dolore di un trauma passato che mi porto dietro dal 1993, quando la stessa cosa stava succedendo nel mio Paese d’origine e, da quel momento, sono diventato un rifugiato per sempre. Per sempre, perché quello che succede resta dentro di te. La paura, la disperazione, il realizzare che nessuno ti vuole. Ma ho anche realizzato che quello che conta veramente nella vita, le cose più importanti, sono la vita stessa, l’amore e la compassione. Questo è il motivo per il quale lavorare allo show questa settimana è stato molto difficile per me. Perché in periodi come questi, la moda perde la sua rilevanza e il suo diritto di esistere. La fashion week appare come un’assurdità. Ho pensato per un momento di cancellare lo show per il quale io e il mio team abbiamo lavorato così duramente. Ma poi ho realizzato che cancellare lo show sarebbe significato cedere, arrendersi al male che mi ha già ferito così tanto in questi trent’anni. Ho deciso che non sacrificherò più parti di me per questa guerra di ego senza senso e senza cuore. Questo show non ha bisogno di spiegazioni. È un omaggio al coraggio, alla resistenza e alla vittoria dell’amore e della pace”.
Lo stilista e la sua famiglia erano scappati dalla guerra e si erano rifugiati in un campo profughi in Germania prima di iniziare la sua vita nel mondo della moda. Ad accompagnare l’Iphone rotto, un biglietto : “Questo è un vero manufatto dell’anno 2022. Non è funzionante e deve essere utilizzato solo a scopo di visualizzazione. Questo documento certifica che questo dispositivo, non è fabbricato artificialmente ma è frutto di anni di utilizzo e, successivamente, di negligenza”. La sfilata è stata rinominata “360° show” perché volta a far “ruotare la testa” delle persone, per notare la realtà nella sua totalità.
I modelli hanno sfilato sulla neve, nel bel mezzo di una tempesta artificiale, in una gigantesca cupola che separa la passerella dal pubblico. Prima sulle note di pianoforte di Laurent Dury e poi al suono di musica elettronica. In questa sfilata di Balenciaga, gli abiti passano quasi in secondo piano, tanto è difficile riconoscerli nel dettaglio in mezzo a quella neve, ma quello che conta è porre l’attenzione sulla condizione umana.
Tutti abiti neri e le uniche borse viste in passerella ricordano dei sacchi dell’immondizia. Quasi a voler rappresentare la fuga dei profughi.
Gli unici due colori presenti, a chiudere la sfilata: un abito giallo e uno azzurro come i colori della bandiera dell’Ucraina.
@Marzia Diana