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Società e costume
27 Ottobre 2021

Ugly-chic, le scarpe più "brutte" (ma di moda) secondo Vogue

Ecco la classifica stilata dalla nota rivista: dalle Birkenstock alle Crocs

Brutto ma chic. Non è un modo di dire ma un vero stile, chiamato in inglese “ugly-chic”, che ha iniziato a spopolare dopo una celebre sfilata di Prada del 1996, che è entrata nella storia della moda per aver stabilito nuovi canoni e messo in discussione l’estetica tradizionale imposta fino ad allora, dove la donna era mostrata sempre elegante e aggraziata. 

Ma quali sono le “scarpe brutte” che hanno avuto più successo? È Liana Satenstein di Vogue a stilare la classifica. Le prime in classifica sono le Birkenstock, “brutte per eccellenza”. Sono dei sandali con la suola ortopedica in sughero realizzati da un artigiano di Francoforte chiamato Konrad Birkenstock che nel 1896 aprì due negozi in città. Ora sono amate da tutti per la loro incredibile comodità e praticità. L’azienda nel corso degli anni ha creato tanti colori e modelli diversi, ma la forma è rimasta sempre la stessa. Le scarpe preferite dei turisti tedeschi: così le descrivono gli italiani.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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In seconda posizione ci sono le Crocs, gli zoccoli di resina forati che di solito vengono utilizzati in casa e proprio per questo hanno avuto un grosso successo nella prima fase della pandemia. 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Poi ci sono gli Ugg, gli stivaloni creati da un surfista australiano, noti per la loro comodità e perché sono un buon rimedio contro il freddo. In quarta posizione le più originali: le Vibram FiveFingers che hanno prodotto una sorta di guanto per piedi, con lo spazio per le cinque dita, promosso per la sua comodità e per la sensibilità che consente in attività come passeggiate, trekking e allenamenti vari. Balenciaga ne ha fatto alcune versioni con il tacco. 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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E poi ci sono ancora le Dansko, un altro tipo di zoccolo tra l’hippy e il bohémien, e ultime le Earth shoes, simili alle Birkenstok ma più variegate e, ovviamente, “molto eco-friendly”. 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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@Marzia Diana