Già all’inizio dell’anno scolastico 2017, i dirigenti scolastici da Nord a Sud, hanno lanciato l’allarme sui gruppi di classe creati su WhatsApp dai genitori giudicandoli “detonatori di problemi che aumentano i conflitti nelle scuole” e denunciando che troppo spesso “mamme e papà li usano in maniera smodata e qualche volta offensiva”. Basta veramente poco per scatenare discussioni infinite, per arrivare allo scontro, ma basta poco anche per usarle con criterio focalizzandosi sullo scopo reale delle chat. Ecco qualche consiglio
1 Introducete la figura del moderatore, una persona che dovrebbe aver ricevuto la “fiducia” della maggioranza dei genitori, si fa carico di un compito importante: riportare dentro i binari chi eventualmente supera dei limiti condivisi (possibilmente), sia di contenuto che di forma.
2. Non parlare di politica. Il Galateo dice che a tavola non si dovrebbe mai parlare di politica. La regola andrebbe applicata anche alle chat di classe. Soprattutto può essere estremamente irritante chi proprio non riesce a trattenere il desiderio di far sapere come la pensa, aggrappandosi a qualunque cosa.
3 Meglio non coinvolgere gli insegnanti nella chat. Per l’incontro tra docenti e famiglie esistono luoghi e tempi determinati (assemblee, colloqui nei giorni di ricevimento). Infatti ha un preciso significato e valore attendere il giorno del ricevimento per sapere l’andamento scolastico del proprio figlio e che ciò avvenga all’interno della scuola e utilizzare il moderatore come cinghia di trasmissione.
4. La chat non deve essere il luogo di processi. Può capitare che ci siano problemi di natura comportamentale in classe. Se ne può discutere, ma se si tratta di questioni gravi ovviamente se ne deve parlare prima di tutto con gli insegnanti e con la dirigenza scolastica. La cosa peggiore che si può fare, in questo caso, è esporre (o chiedere insistentemente che vengano rivelati) nella chat i nomi dei bambini coinvolti.
5. Non usare i vocali. Non tutti possono ascoltarli subito e se si tratta di comunicazioni urgenti è meglio scrivere, anche poche parole. Quasi nessuno ha voglia di ascoltare cinque minuti sulla festa di Natale o sulla frequenza delle uscite in giardino dei bambini.