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7 Luglio 2020

A causa “dei recenti eventi” TikTok abbandona Hong Kong

Il social network cinese lascia la regione autonoma

 

Mentre gli Stati Uniti valutano il blocco dell’applicazione TikTok a causa delle continue violazioni della privacy, quest’ultima ha deciso di interrompere il suo servizio nella regione di Hong Kong. Così, il socialnetwork cinese da più di 500 utenti lascia il territorio autonomo a sud-est. Stando alle parole di ByteDance, proprietaria con sede in Cina ,“i recenti eventi” avrebbero motivato questa decisione e TikTok diventerebbe il primo internet service a ritirarsi dal mercato della regione dopo la nuova legge sulla sicurezza imposta dalla Cina.

Infatti, mentre i riflettori occidentali illuminavano le manifestazioni antirazziste in America, generando una grandissima eco a livello internazionale, nella regione speciale di Hong Kong continuavano le rivolte cominciate nel 2019 contro l’autoritarismo cinese. Manifestazioni continue nate dagli studenti e poi diventate causa comune, troppo spesso sedate nel sangue dalle forze di polizia: centinaia gli arresti, decine i suicidi e troppi i morti.

E proprio a causa di questa violenza dirompente, come l’Occidente, anche l’app TikTok chiude gli occhi, impedendo così la condivisione di quei video “violenti, grafici, scioccanti o sensazionali” (queste le dichiarazioni del portavoce di ByteDance a Bloomberg). Video che sono stati rimossi ma che comunque hanno permesso di denunciare al resto del mondo le precarie condizioni di libertà dei territori al confine con la superpotenza cinese, suscitando l’ira di Pechino.

Sebbene TikTok abbia sempre negato di conservare i dati degli utenti in Cina, dichiarando di avere i propri server fuori dalla giurisdizione cinese, è stata più volte criticata per essersi spesso allineata con le priorità del governo centrale cinese: una vera opera di censura verso i video relativi alle proteste di Hong Kong, al maltrattamento dei musulmani nella regione cinese dello Xinjiang e ai contrasti al confine tra India e Cina.

Così, nei giorni successivi all’approvazione della legge sulla sicurezza, all’inasprirsi delle repressioni della polizia, allo scioglimento del partito pro-democrazia Demosisto, anche i fari di TikTok cessano di illuminare le vane proteste di HongKong, facendole brancolare nel buio dell’oblio.

Nel frattempo, torna a parlare Carrie Lam, la governatrice di Hong Kong, definendo “relativamente lieve rispetto a quelle di altri Paesi” la nuova legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino: una legge che, al contrario, servirà a “ripristinare la stabilità e ad assicurare alla stragrande maggioranza delle persone di Hong Kong di poter esercitare i loro diritti e le loro libertà senza essere intimiditi o attaccati”.

Superfluo ricordare ma comunque doveroso che, nelle scorse settimane, dopo essere stata annunciata dal governo di Xi Jinping, questa decisione è stata fortemente criticata a livello internazionale. Diffusi e giustificati i timori da parte del resto del mondo: questa nuova legge sulla sicurezza nazionale potrebbe segnare la fine dell’alto grado di autonomia di Hong Kong rispetto alla Cina.

@Grazia Enerina Pisano