
Il Natale è il tempo della casa, del calore e dei ritorni. Per un bambino ricoverato, però, tutto questo si interrompe: le luci restano accese, ma il senso di lontananza pesa di più. È in questi spazi sospesi che entrano in scena persone capaci di alleggerire la paura con un sorriso. Tra loro c’è Salvatore Monni, volontario che per i piccoli è semplicemente “Batman”.

«Il Natale in ospedale è un momento molto delicato – racconta –. La nostalgia di casa si amplifica: per un bambino significa non vedere gli amici, non stare con il proprio animale domestico. In reparto aumentano ansia e timori legati alle procedure mediche». Accanto a loro ci sono i genitori che, aggiunge Monni, «pur non essendo la parte lesa, vivono lo stesso incubo».

Si definisce un semplice volontario travestito da supereroe, ma il suo pensiero va soprattutto a chi lavora ogni giorno in corsia: «Il personale sanitario, anche senza mantello, è il vero supereroe. Combatte in prima linea con umanità e sensibilità straordinarie, cercando di non far pesare ai bambini la loro condizione».

Nei giorni che precedono le feste sono in molti a chiedere come aiutare i piccoli ricoverati. «È commovente vedere quante persone vogliano contribuire – dice Monni –. Regalare qualcosa a un bambino in ospedale significa donare un pezzetto di sé». Ma il dono non è solo materiale: «Il regalo più prezioso è il tempo. Le associazioni di volontariato come ABOS, ASGOP e i gruppi di clownterapia hanno bisogno di persone disponibili. I giochi rendono felici, ma la presenza vale ancora di più».
Chi lo desidera può rivolgersi direttamente alle associazioni o allo stesso Monni: «Posso fare da tramite, sarebbe un onore consegnare i regali ai bambini da parte vostra». Poi la riflessione si allarga: «A Natale la generosità è più visibile, ma la battaglia dei bambini continua tutto l’anno. Dopo le feste i reparti restano pieni, anche se i riflettori si spengono».
Letizia Demontis