
Il cannabidiolo (CBD) torna a essere legale, o almeno non più considerato uno stupefacente. Con una decisione che ribalta l’orientamento degli ultimi mesi, il Consiglio di Stato ha sospeso il decreto del Ministero della Salute dello scorso 27 giugno 2024. Il provvedimento, firmato dal ministro Orazio Schillaci, aveva declassato le composizioni orali a base di CBD a "farmaci stupefacenti", limitandone la vendita alle sole farmacie dietro presentazione di ricetta medica non ripetibile.
La decisione dei giudici amministrativi poggia su due pilastri fondamentali: l'impatto economico, Il Consiglio di Stato ha riconosciuto il "pregiudizio economico" e l'esigenza di tutelare la continuità aziendale e occupazionale. Parliamo di un settore che conta 30.000 lavoratori, un fatturato di 500 milioni di euro l'anno e garantisce un gettito fiscale di 150 milioni.

L'evidenza scientifica: è stata ripresa la perizia del professor Costantino Cialella (La Sapienza), che già in passato aveva certificato l’assenza di effetti stupefacenti del CBD, principio attivo della canapa privo di proprietà psicotrope.
Nonostante la stretta sia stata portata avanti dal Governo Meloni, la genesi del decreto risale al 2020, sotto il Governo Conte II, con il ministro della Salute Roberto Speranza. Il provvedimento fu allora approvato e immediatamente sospeso dopo le proteste parlamentari. Schillaci lo ha "resuscitato" nel 2023, scatenando un ping-pong legale fatto di sospensioni e sentenze del Tar che ha visto, lo scorso 16 aprile 2025, un momentaneo via libera alla stretta ministeriale, oggi nuovamente annullato.
Nonostante la vittoria in Consiglio di Stato, il quadro per i cannabis shop e le erboristerie resta complesso. Se da un lato cade il vincolo della ricetta medica legato alla tabella degli stupefacenti, dall'altro resta in vigore il Decreto Sicurezza.

L'articolo 18 di tale decreto vieta la lavorazione e la vendita del fiore di canapa e dei suoi derivati. Tecnicamente, dunque, la sostanza si trova in una "zona grigia": non è uno stupefacente per la giustizia amministrativa, ma la sua commercializzazione resta ostacolata da altre norme di pubblica sicurezza. I negozianti, dunque, tornano a vendere a loro "rischio e pericolo" in attesa della prossima udienza di merito fissata per il 7 maggio 2026.
Dietro la battaglia legale c'è un mercato enorme composto da circa 15 milioni di italiani affetti da dolore cronico. Molti pazienti utilizzano l'olio di CBD per lenire sofferenze laddove la cannabis terapeutica "ufficiale" risulta inaccessibile a causa di un iter burocratico definito dagli esperti un "tritacarne". Per queste persone, la decisione del Consiglio di Stato rappresenta la possibilità di accedere a un rimedio naturale senza dover passare per le maglie, spesso strettissime, della prescrizione ospedaliera.
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