
In Italia, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, un cittadino su quattro è fumatore. Il consumo medio giornaliero si aggira intorno alle 12 sigarette, ma 21 fumatori su 100 ne consumano più di un pacchetto al giorno. Nonostante la percentuale sia in calo rispetto agli anni precedenti, una parte significativa della popolazione dovrà presto fare i conti con costi più elevati per continuare a fumare.
A partire dal 1° gennaio 2026 entrerà infatti in vigore un nuovo aumento dei prezzi dei prodotti a base di tabacco, previsto dalla Manovra economica. Il rincaro sarà determinato dall’innalzamento delle accise e avrà effetti immediati sui listini.
Non si tratta di un intervento isolato: il piano del Governo prevede aumenti graduali anche nel 2027 e nel 2028. Attualmente, la maggior parte delle sigarette vendute in Italia ha un prezzo compreso tra 5,30 e 5,50 euro. Con il nuovo sistema di tassazione, tali valori sono destinati a crescere progressivamente, con possibili ripercussioni sulle abitudini di consumo di milioni di fumatori.
Per il tabacco trinciato, i rincari saranno ancora più marcati. L’aumento dell’accisa al chilo comporterà un incremento diretto dei prezzi al dettaglio: i pacchetti da 30 grammi potrebbero costare circa 50 centesimi in più già nel 2026.

La stretta sulle accise, tuttavia, non riguarderà solo il tabacco tradizionale. L’aumento delle imposte interesserà anche i prodotti alternativi, come le sigarette elettroniche e i liquidi da inalazione, incidendo su un comparto in rapida espansione, soprattutto tra i più giovani.
L’obiettivo della Manovra è duplice: da un lato rafforzare le entrate pubbliche, dall’altro - nelle intenzioni dell’esecutivo - contribuire alla riduzione del consumo di sigarette per motivi di salute pubblica.
Letizia Demontis