
Ogni anno, l'annuncio della Parola dell'Anno da parte della Treccani va ben oltre il mero esercizio linguistico, trasformandosi in una lucida analisi delle fragilità, dei bisogni e delle speranze del Paese. Per il 2025, la scelta è caduta su "fiducia", un termine che l'Istituto definisce una "risposta etica" a un anno dominato da preoccupazioni globali e fratture sociali.
La selezione non è casuale: in un contesto di rapidi cambiamenti e incertezze, la "fiducia" viene individuata come l'elemento cardine necessario per ricostruire legami solidi tra persone, comunità e istituzioni. Nelle sue diverse declinazioni – fiducia in sé, negli altri, nella società – il concetto si configura come un vero e proprio patrimonio etico da coltivare quotidianamente.
La Treccani sottolinea che la fiducia non è solo emozione, ma il riconoscimento dell'affidabilità, una scelta consapevole di apertura verso ciò che ci circonda. È il valore che può salvarci.
A dare la spinta decisiva per l'elezione è stata la Rete. Sul portale treccani.it, la voce "fiducia" ha registrato un incremento vertiginoso di ricerche rispetto all'anno precedente, classificandosi tra le più cliccate, soprattutto dai giovani.
Questo dato rivela un bisogno urgente di autenticità e di spazi di condivisione in una società percepita come sempre più liquida e frammentata. La "fiducia" è oggi, secondo l'Enciclopedia Italiana, "una parola fragile e insieme necessaria", che racconta la sete di rapporti umani stabili.

Il termine ha radici profonde, derivando dal latino fides e fidelitas, concetti legati all'affidamento, alla fedeltà e alla responsabilità, centrali nel pensiero medievale. Dal monaco Adamo Scoto ("fiducia erecti et confirmati") fino al ricordo di Giovanni Paolo II – che sottolineava come la fiducia debba essere “meritata con gesti concreti” – il concetto attraversa i secoli per tornare oggi con rinnovata potenza.
L'invito finale della Treccani è a considerare la "fiducia" non solo un sentimento, ma una vera e propria pratica quotidiana: un patrimonio etico condiviso che deve nutrire sia la convivenza civile che la vita pubblica. In un mondo in continua trasformazione, essa rappresenta una delle poche ancore che possiamo scegliere di gettare ogni giorno.
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