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5 Dicembre 2025

Caporalato nell'alta moda: l'allarme della Procura di Milano coinvolge grandi nomi del lusso

Numerose aziende di lusso, tra i marchi più celebri a livello mondiale, risultano coinvolte indirettamente in indagini che hanno portato alla scoperta di decine di lavoratori in condizioni di pesante sfruttamento in opifici gestiti da fornitori terzi

La Procura di Milano ha lanciato un nuovo e pesante allarme sul fenomeno del presunto caporalato e sfruttamento nella filiera di produzione dell'alta moda e del Made in Italy. Numerose aziende di lusso, tra i marchi più celebri a livello mondiale, risultano coinvolte indirettamente in indagini che hanno portato alla scoperta di decine di lavoratori in condizioni di pesante sfruttamento in opifici gestiti da fornitori terzi.

Il Pubblico Ministero Paolo Storari ha emesso 13 "richieste di consegna" atti, puntando a "appurare il grado di coinvolgimento" dei brand e delle società madri nella gestione dei loro subfornitori.

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Le indagini, condotte dai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Milano, hanno messo in luce casi recenti e numerosi di lavoratori, in gran parte di etnia cinese, in condizioni di sfruttamento: Dolce & Gabbana, con 36 lavoratori sfruttati; Ferragamo, con 27; Alexander McQueen, con 19; Givenchy Italia srl, anch’essa con 19; Versace, con 17; Guccio Gucci, con 12; Yves Saint Laurent Manifatture srl, con 11 lavoratori (caso accertato il 20 novembre 2025 presso il fornitore Bag Group srl, attivo anche per Tod’s); Adidas, con 11; Prada, con 11; Pinko, tramite Cris Conf spa, con 11; Coccinelle spa, ancora con 11; Off White Operating, con 9; infine Missoni spa, con 9 lavoratori sfruttati, in un accesso ispettivo del 6 agosto 2025 presso l’azienda New Moda di Wen Yongmei.

La Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) intende acquisire una vasta gamma di documenti dalle aziende coinvolte, privilegiando la collaborazione spontanea per evitare perquisizioni o contestazioni dirette basate sulla legge 231 (sulla responsabilità amministrativa degli enti).

Tra i documenti richiesti figurano: visure camerali e bilanci finanziari e sociali dei gruppi, verbali del CdA e dei collegi sindacali, elenchi completi di fornitori e subfornitori, inclusa la descrizione della fornitura e il fatturato degli ultimi tre anni, con la percentuale rispetto ai volumi acquistati, copia dei contratti con le imprese fornitrici, ed esiti delle attività di audit condotte internamente e le azioni rimediali intraprese per risolvere le violazioni.

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La richiesta di documentazione così dettagliata evidenzia come l'indagine non si limiti a sanzionare gli opifici, ma miri a stabilire fino a che punto i giganti del lusso siano riusciti a esercitare il dovuto controllo sulla propria complessa catena di approvvigionamento.

 

@Redazione Sintony News