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5 Settembre 2025

Maturità 2026, via libera alla riforma. Bocciato chi fa scena muta all' orale

Maturità 2026, via libera alla riforma: cosa cambia con il nuovo decreto del Governo

Dal ritorno al nome storico dell’esame fino al colloquio orale obbligatorio e più snello, passando per il peso crescente dei percorsi scuola-lavoro e dell’Educazione civica: il Consiglio dei Ministri ha approvato la riforma dell’esame di Stato che entrerà in vigore dal 2026.

Un cambiamento che guarda al passato ma con lo sguardo rivolto al futuro, rafforzando l’obiettivo principale della prova: valutare non soltanto le conoscenze teoriche, ma anche le competenze personali e trasversali degli studenti.

Torna il nome “Esame di maturità”

A partire dal 2026 l’esame conclusivo del secondo ciclo tornerà a chiamarsi “maturità”, la denominazione tradizionale che per decenni ha identificato questo passaggio fondamentale per gli studenti italiani.

La riforma, presentata dal Ministero dell’Istruzione e del Merito e approvata il 4 settembre, introduce diverse novità che avranno un impatto concreto soprattutto sul colloquio orale e sulla composizione delle commissioni.

 

Colloquio obbligatorio e addio alla “scena muta”

La principale innovazione riguarda l’orale, che diventa una tappa imprescindibile dell’esame. Chi non sosterrà la prova o si rifiuterà di rispondere senza un valido motivo non potrà essere promosso e dovrà ripetere l’anno. Finisce quindi la breve stagione della cosiddetta “scena muta”.

L’esame orale si concentrerà su quattro discipline, individuate ogni anno con decreto ministeriale, per rappresentare al meglio l’identità e le competenze del percorso di studi.

Commissioni ridotte e più risorse ai docenti

Con meno materie all’orale, cambierà anche la composizione delle commissioni: due commissari interni e due esterni per ogni coppia di classi, oltre al presidente. Una formula più snella rispetto all’attuale.

Il Ministero prevede di reinvestire i fondi risparmiati in compensi più alti per i docenti impegnati negli esami, oltre che in formazione e copertura assicurativa anche per i precari.

Scompare inoltre il “materiale di partenza” per il colloquio, che in passato veniva selezionato dalla commissione. I commissari avranno però la possibilità di aggiungere fino a tre punti bonus al voto finale, ma solo per chi supererà i 97 punti.

Scuola-lavoro ed Educazione civica sempre più centrali

Un’altra modifica riguarda i PCTO, che cambiano nome e diventeranno “Percorsi di formazione scuola-lavoro”, con l’intento di sottolineare ancora di più la connessione tra studio e mondo professionale. Tali esperienze avranno un ruolo di primo piano anche nel colloquio.

Parallelamente, l’Educazione civica – arricchita da temi legati alla Costituzione, alla cittadinanza e alla sostenibilità ambientale – diventa elemento essenziale nella valutazione finale.

INVALSI solo descrittivi nel curriculum

Per quanto riguarda le prove INVALSI, i risultati non saranno consultabili dalla commissione, ma verranno riportati in modo descrittivo nel curriculum allegato al diploma, solo dopo l’esame.

Una riforma formativa e orientativa

Il nuovo impianto vuole valorizzare lo studente nella sua interezza, misurandone non soltanto le conoscenze disciplinari, ma anche autonomia, capacità argomentativa e maturità personale. Un ritorno alla tradizione con lo sguardo puntato sulle esigenze della scuola di oggi e del futuro.