Potrebbe presto approdare in aula il caso che lo scorso anno ha fatto tremare il Ministero della Cultura e portato alle dimissioni dell’allora ministro Gennaro Sangiuliano. La procura di Roma ha notificato a Maria Rosaria Boccia, imprenditrice originaria di Pompei, l’atto di conclusione delle indagini, atto che solitamente precede la richiesta di rinvio a giudizio.
La donna è indagata per stalking, lesioni personali, interferenze illecite nella vita privata, diffamazione e false dichiarazioni inserite nel curriculum utilizzato per partecipare a procedure organizzative legate a eventi pubblici. Le parti offese nel procedimento risultano essere lo stesso Sangiuliano, sua moglie e Francesco Gilioli, ex capo di gabinetto del dicastero.
L’inchiesta è nata da un esposto presentato dallo stesso Sangiuliano, dopo che la vicenda legata alla mancata nomina della Boccia a consigliera del Ministero della Cultura aveva generato un vero e proprio terremoto politico-mediatico. Il caso costrinse Sangiuliano a dimettersi nel settembre 2024, mentre su di lui era stata aperta un’indagine per peculato e rivelazione del segreto d’ufficio, successivamente archiviata.
Nel capo di imputazione per stalking, i magistrati descrivono un comportamento fatto di condotte ossessive e di penetrante controllo sulla vita privata, professionale e istituzionale dell’allora ministro. Il tutto nel contesto di una relazione extraconiugale e anche dopo la sua fine. Secondo l’accusa, queste azioni avrebbero causato in Sangiuliano uno stato di grave ansia e stress, accompagnato da dimagrimento, pensieri suicidi e un’alterazione delle abitudini di vita, fino a comprometterne la figura pubblica e a spingerlo alle dimissioni.
La procura sottolinea anche le continue pressioni di Boccia per ottenere un incarico fiduciario presso il Ministero, giustificando così la sua presenza quotidiana negli uffici. Contestualmente, avrebbe messo in atto azioni di screditamento verso i collaboratori di Sangiuliano, cercando di isolarli, e avanzato richieste insistenti per conoscere dettagli riservati su colloqui e incontri istituzionali.
Tra gli episodi contestati, anche la pretesa di accedere al telefono del ministro, comprese password e applicazioni, fino all’imposizione di non indossare la fede nuziale, arrivando addirittura a sottrargliela.
Nel dossier della procura vengono citati anche episodi pubblici e social. Nell’agosto 2024, dopo che Sangiuliano aveva partecipato a una visita ufficiale in Egitto con la moglie, Boccia avrebbe pubblicato su Instagram un messaggio minaccioso: “Ricordati che la vita è come un ristorante: nessuno se ne va senza pagare”. Un gesto definito “a titolo punitivo” dagli inquirenti.
Tra le accuse figura anche l'aver costretto il ministro a dormire fuori casa, scegliendo lei stessa la sistemazione e i pasti, obbligandolo a mentire alla moglie. Il 3 agosto dello stesso anno avrebbe inoltre pubblicato foto non autorizzate di Sangiuliano in costume e di loro insieme a un concerto, chiedendone la rimozione solo in cambio di una visita a Napoli.
In un altro episodio, l’imprenditrice avrebbe finto una gravidanza, comunicando un malore e una visita al Policlinico Gemelli di Roma, smentita dalle verifiche.
L’episodio più grave riguarda un presunto fatto avvenuto a Sanremo tra il 16 e il 17 luglio 2024, dove Boccia avrebbe aggredito fisicamente Sangiuliano, colpendolo alla testa. La ferita, secondo gli atti, sarebbe stata fotografata e documentata dallo stesso ex ministro.
Ora la procura di Roma valuterà se chiedere formalmente il rinvio a giudizio. Se ciò accadrà, il caso Boccia-Sangiuliano entrerà in tribunale, con implicazioni potenzialmente rilevanti non solo a livello giudiziario, ma anche politico, vista la portata pubblica della vicenda.
Il legale di Boccia, per ora, non ha rilasciato dichiarazioni, mentre dalla famiglia Sangiuliano si mantiene il più stretto riserbo.
@Redazione Sintony News