La Sardegna si sta lentamente ma inesorabilmente spopolando. È quanto emerge con chiarezza dal convegno “Arrivi, partenze e percorsi migratori: capire i dati per interpretare la realtà”, ospitato nei giorni scorsi nella sede della Fondazione di Sardegna a Cagliari. Un’occasione per analizzare a fondo i dati contenuti nel Rapporto Italiani nel Mondo 2024 della Fondazione Migrantes e nel rapporto METE del CREI-ACLI, che fotografano un quadro demografico allarmante per l’isola.
In dieci anni, la Sardegna ha perso quasi 100 mila residenti, pari a un calo del 5,8%. Come se, all’improvviso, fossero scomparse le popolazioni di Olbia, Porto Torres e Sorso messe insieme. Al 2025, i residenti sono 1.561.339, appena il 2,65% della popolazione italiana. Ma le previsioni per il futuro sono ancora più preoccupanti: nel 2050, si stima che gli abitanti saranno tra 1,24 e 1,36 milioni.
La popolazione invecchia rapidamente: il 27,43% dei residenti ha più di 65 anni (terzo dato più alto d’Italia), mentre la fascia 0-14 anni si ferma a un preoccupante 9,75%, il valore più basso del Paese. Il tasso di fecondità è il più basso d’Italia: appena 0,91 figli per donna, e l’età media al primo figlio è di 32,5 anni. Il saldo naturale (la differenza tra nati e morti) è drammaticamente negativo: -11.412 in un solo anno.
Nel frattempo, i sardi all’estero continuano a crescere: al 1° gennaio 2024 erano 130.217, con un incremento di 1.867 in un anno. Alcuni comuni dell’interno, come Bidonì, registrano percentuali di iscritti all’AIRE superiori ai residenti: il 90,2%.
Anche la mobilità universitaria conferma il trend: nell’anno accademico 2023/24, il 17% degli studenti sardi ha lasciato l’isola per studiare altrove, contro l’11,3% del 2010/11. A questo si aggiunge un 14,5% di giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandonano precocemente il sistema di istruzione, dato superiore alla media nazionale del 9,8%.
Nel 2025, il saldo migratorio con l’estero è positivo (+2.578), ma è negativo quello interno (-280), portando a un saldo complessivo di -9.114 residenti in un solo anno. Numeri che, rapportati alla popolazione, ricordano quelli di regioni molto più grandi come Puglia e Campania.
La presenza di stranieri residenti resta tra le più basse d’Italia: 55.377 persone, pari al 3,55% della popolazione, contro una media nazionale del 9,2%. Tuttavia, il loro apporto all’economia è significativo: 1,177 miliardi di euro di PIL, il 3,2% del valore aggiunto regionale.
Il raffronto con altre isole del Mediterraneo è impietoso. Tra il 2016 e il 2025: le Baleari crescono del +19,9%, le Canarie del +6,6%, Cipro del +12%, Malta addirittura del +30% e la Corsica dell’+11%.
Tutte accomunate da politiche fiscali agevolate, investimenti in innovazione, servizi pubblici efficaci e misure per attrarre giovani e smart worker. Solo Creta resta stabile, ma comunque lontana dal declino sardo.
Durante il convegno, Marisa Fois della Fondazione Migrantes ha sottolineato "l’urgenza di valorizzare le energie disperse e promuovere il rientro dei sardi all’estero", mentre Delfina Licata, curatrice del Rapporto Italiani nel Mondo, ha evidenziato che "l’emigrazione oggi è legata non solo al lavoro, ma alla ricerca di realizzazione e crescita personale".
Matteo Bracciali, vicepresidente della Federazione ACLI Internazionali, ha infine posto l’accento sul cambiamento normativo introdotto dalla legge 72 del 25 maggio, che restringe a due generazioni la possibilità di trasmettere la cittadinanza italiana ai discendenti degli emigrati.
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