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10 Aprile 2025

Femminicidio di Giulia Cecchettin: ergastolo a Turetta, ma non c’è l’aggravante della crudeltà

A scuotere l’opinione pubblica – più ancora della condanna stessa – è l’esclusione dell’aggravante della crudeltà nonostante le 75 coltellate inferte a Giulia

La sentenza della Corte d’Assise di Venezia ha messo nero su bianco l’epilogo giudiziario dell’omicidio di Giulia Cecchettin, la 21enne uccisa brutalmente l’11 novembre 2023 dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Ergastolo. Una condanna durissima, accompagnata da motivazioni altrettanto pesanti: «efferatezza dell’azione», «risolutezza del gesto», «vili e spregevoli motivi di arcaica sopraffazione», «intolleranza per la libertà di autodeterminazione». Una lunga e dettagliata ricostruzione dei fatti, 143 pagine che raccontano l’ossessione cieca di un uomo incapace di accettare la fine di una relazione.

Ma a scuotere l’opinione pubblica – più ancora della condanna stessa – è l’esclusione dell’aggravante della crudeltà. Nonostante le 75 coltellate inferte a Giulia, di cui solo due o tre ritenute mortali, i giudici scrivono che non vi è certezza che Turetta volesse infliggere sofferenze aggiuntive e gratuite. Anzi, la violenza estrema sarebbe stata «conseguenza dell’inesperienza e inabilità dell’imputato» nel portare a termine l’omicidio con “efficacia”.

Sentenza Turetta Aggravante Crudeltà - Cosa dice la sentenza

Una motivazione che ha suscitato l’indignazione trasversale di parlamentari e opinione pubblica. «Sarà lunga la notte se dobbiamo sopportare che 75 coltellate siano efferate ma non crudeli», ha dichiarato Luana Zanella (Avs), mentre Martina Semenzato (Coraggio Italia), presidente della Commissione parlamentare sui femminicidi, ha parlato apertamente di “overkilling”, definendolo «una modalità tipica di questo tipo di crimine».

Altrettanto controversa l’esclusione dell’aggravante dello stalking. La Corte riconosce che le condotte di Turetta siano state «moleste, prepotenti e vessatorie», ma sottolinea come Giulia non avesse mai espresso paura nei confronti dell’ex, definendolo al massimo un “rompiscatole”. Una percezione che, secondo i giudici, non permetterebbe di configurare lo stato di persecuzione temuto dalla vittima, nonostante le pressioni, i pedinamenti e la gelosia ossessiva.

 

La sentenza, firmata dalla giudice Francesca Zancan e condivisa dai sei giudici popolari, riconosce invece due elementi centrali: la premeditazione e l’assenza di attenuanti generiche. L’omicidio di Giulia, scrive la Corte, fu pianificato nei minimi dettagli, come dimostrato dalla “lista della morte” trovata nel cellulare di Turetta. Una nota scritta il 7 novembre – quattro giorni prima del delitto – in cui l’imputato annotava tutto ciò che gli serviva per rapire e uccidere: dai coltelli allo scotch, dai sacchi della spazzatura al badile, fino alla cartina per la fuga e il cambio d’abiti.

«O con me o con nessuno»: questa la logica spietata che ha portato Filippo Turetta a uccidere. Una visione distorta del possesso affettivo, che trasforma l’amore in violenza e la libertà di una donna in una minaccia intollerabile. Giulia voleva solo «farsi la propria vita», come aveva detto con chiarezza, e per questo è stata punita con la morte.

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Per le parti civili, rappresentate dagli avvocati Stefano Tigani, Nicodemo Gentile, Piero Coluccio e Antonio Cozza, la sentenza conferma «un’azione di efferatezza, lucidità e cattiveria straordinaria», ma resta l’amaro per le aggravanti negate. «Valuteremo i prossimi passi dopo una lettura attenta», ha dichiarato Tigani.

Infine, la condanna all’ergastolo – il cosiddetto “fine pena mai” – non significa automaticamente che Turetta resterà in carcere per tutta la vita. La legge italiana prevede i primi permessi premio già dopo 10 anni e la possibilità della libertà condizionale dopo 26. Una prospettiva che rende ancora più urgente una riflessione collettiva sul senso della pena, sulla tutela delle vittime e sulla necessità di giustizia piena, non solo formale.

Giulia Cecchettin non è un caso isolato, ma il simbolo di un dramma che attraversa l’Italia.

 

 

@Redazione Sintony News