News

Attualità
10 Aprile 2025

Cassazione boccia il Ministero dell'Interno: "Padre" e "Madre" discriminatori sulla carta d'identità

Il decreto, voluto dall'allora Ministro Matteo Salvini, aveva eliminato il termine "genitori" dalla carta d'identità dei figli, ripristinando le diciture "padre" e "madre"

La Corte di Cassazione ha inflitto una sconfitta significativa al Ministero dell'Interno, respingendo il ricorso contro la decisione della Corte d'Appello di Roma che aveva disapplicato il decreto ministeriale del 31 gennaio 2019. Tale decreto, voluto dall'allora Ministro Matteo Salvini, aveva eliminato il termine "genitori" dalla carta d'identità dei figli, ripristinando le diciture "padre" e "madre".

La sentenza delle sezioni unite civili della Cassazione, come riportato dal Sole 24 Ore, è netta: l'indicazione esclusiva di "padre" e "madre" sulla carta d'identità elettronica è ritenuta discriminatoria in quanto non rappresenta adeguatamente le famiglie omogenitoriali che hanno fatto ricorso all'adozione in casi particolari, come la stepchild adoption.

Carta d'identità, no alla dicitura «padre» e «madre». La Cassazione: torna

Il caso specifico che ha portato alla pronuncia della Cassazione riguarda il ricorso del Viminale contro una precedente decisione del Tribunale di Roma. Quest'ultimo aveva accolto il ricorso di due madri, una biologica e una adottiva tramite stepchild adoption, disponendo che sulla carta d'identità elettronica del loro figlio venisse indicata unicamente la dicitura "genitore". Per i giudici romani, tale scelta era obbligata per garantire che il documento, valido anche per l'espatrio, riflettesse fedelmente lo stato civile del minore e il suo diritto ad avere un documento che rappresentasse la sua reale situazione familiare. Un diritto che il modello di Carta d'Identità Elettronica (CIE) predisposto dal Ministero dell'Interno non garantiva, in quanto non contemplava "tutte le legittime conformazioni dei nuclei familiari e dei correlati rapporti di filiazione".

La Cassazione ha sostanzialmente condiviso questa interpretazione, definendo "irragionevole e discriminatorio" il decreto ministeriale del 2019. Il decreto, infatti, consentiva di indicare in maniera appropriata solo una delle due madri, costringendo l'altra a vedersi attribuire una qualifica di parentela ("padre") non corrispondente al suo genere.

No, “genitore 1 e 2” non tornano sui documenti d'identità (non ci sono mai  stati) | Pagella Politica

La sentenza della Cassazione è stata accolta con soddisfazione dalle associazioni Famiglie Arcobaleno e Rete Lenford, che in una nota congiunta hanno parlato di una "vittoria in Cassazione sulle carte di identità!". Le associazioni hanno sottolineato come la Corte abbia accolto le tesi del loro team legale, stabilendo l'illegittimità e la disapplicabilità del decreto del 2019. "Una pronuncia netta - hanno dichiarato -, che ristabilisce il principio di uguaglianza e non discriminazione, riconoscendo la piena dignità delle famiglie omogenitoriali e, soprattutto, tutelando i diritti fondamentali delle bambine e dei bambini".

 

 

 

@Redazione Sintony News