Dai campi al bicchiere da oggi si brinda con la “Bionda Sarda”, la prima birra artigianale realizzata con materie prime totalmente 100% sarde e con un cuore produttivo isolano, sintesi perfetta tra agricoltura, qualità e identità territoriale. È nata la prima birra 100% da filiera sarda per una svolta per i sistemi cerealicolo e brassicolo. Presentata al Vinitaly la birra interamente prodotta con materie prime coltivate in Sardegna. Ogni passaggio, dalla coltivazione dell’orzo e del luppolo alla trasformazione nei birrifici dell’Isola, racconta una filiera agricola nuova e ambiziosa che unisce agricoltura e identità.
Il progetto è nato dalla collaborazione tra Coldiretti Sardegna, Consorzio Birra Italiana, produttori cerealicoli e birrifici artigianali sardi, ed è stato presentato ufficialmente al Vinitaly nello spazio di Casa Coldiretti, alla presenza del presidente nazionale, Ettore Prandini, al segretario generale, Vincenzo Gesmundo, il direttore Coldiretti Sardegna Luca Saba, il presidente e direttore del Consorzio Birra Italiana, Teo Musso e Carlo Schizzerotto alla presenza anche del presidente della Commissione Agricolture alla Camera, Mirco Carloni.
IDENTITÀ. Con questo progetto, la Sardegna si conferma laboratorio di innovazione nel settore agroalimentare, ponendo le basi per una birra 100% italiana, simbolo di qualità, sostenibilità e filiera etica. Un esempio virtuoso – sottolinea Coldiretti – di come l’agricoltura e la trasformazione possano collaborare per rafforzare l’economia dei territori e rispondere alla crescente domanda dei consumatori di prodotti autentici e tracciabili. Un ruolo centrale è quello dei cerealicoltori della Sardegna che hanno dato vita ai quasi 100 ettari di orzo distico e i birrifici che hanno creduto nel progetto come il capofila Birrificio 4 Mori di Guspini. I cerealicoltori isolani hanno fornito sementi uniformi e assistenza agronomica continua, garantendo un ciclo produttivo controllato e di qualità. L’orzo raccolto viene trasformato in malto pronto all’uso e interamente destinato ai birrifici locali, riducendo i costi di trasporto e valorizzando la materia prima locale. Sulla bottiglia c’è un Qr code che permette di vedere dove sono stati coltivati e trasformati i prodotti agricoli utilizzati.
FILIERA. Il cuore del progetto è una filiera corta e certificata che valorizza i produttori locali e garantisce tracciabilità e qualità. Nel 2024 sono stati coltivati quasi cento ettari di orzo distico in Sardegna, da cui sono nati 400 quintali di malto destinati alla produzione artigianale e 600 mila bottiglie in questa primissima fase.
“Stiamo costruendo una birra che racconta la Sardegna in ogni sorso – spiega Battista Cualbu, presidente di Coldiretti Sardegna – garantendo reddito ai produttori e legami forti tra agricoltura e trasformazione. La Sardegna ha tutto: biodiversità, passione, agricoltura di qualità e puó essere un modello per le altre regioni italiane”. Per il presidente regionale “con questa operazione stiamo costruendo un’economia circolare, sostenibile e sarda al 100% – afferma – una risposta concreta ai produttori e un messaggio chiaro ai consumatori: oggi si sa cosa si beve e si sceglie con consapevolezza".
SARDEGNA CAPOFILA. La Sardegna oggi è tra le regioni più dinamiche nel settore birrario: nel 2022 sono stati prodotti circa 4 milioni di litri di birra con 60 realtà attive. Il Consorzio Birra Italiana conta 22 aziende aderenti sull’Isola, tra cui birrifici agricoli e imprese cerealicole. Grazie all’impegno di Coldiretti, la Regione Sardegna ha stanziato 3 milioni di euro per rafforzare il modello: 200 euro a ettaro per l’orzo distico e aiuti fino al 60% per gli investimenti nei birrifici. Questo modello innovativo permette agli agricoltori di ottenere una remunerazione superiore rispetto ai prezzi di mercato, mentre i birrifici possono contare su una fornitura stabile e vicina. Tra i prossimi obiettivi vi sono l’espansione delle superfici coltivate, la formazione continua degli agricoltori e lo sviluppo delle Strade della Birra sarda per promuovere il birraturismo.
FUTURO. ”Insieme ai birrifici artigianali, ai cerealicoltori a Coldiretti e al Consorzio siamo riusciti a realizzare un piccolo sogno: vedere dei campi di orzo distico coltivati che si trasformano, alla fine, in birra - sottolinea il direttore regionale e Capo Area Economica Coldiretti, Luca Saba - è un progetto che abbiamo avviato oltre un anno fa, nato dal desiderio di tornare a vedere migliaia di ettari coltivati a orzo distico, una produzione solida e tutta sarda. Ci auguriamo che il futuro ci riservi nuove opportunità: la possibilità di stringere accordi con altre aziende e di coinvolgere sempre più cerealicoltori e birrifici - conclude - affinché credano in questo progetto che nasce, cresce e si realizza interamente in Sardegna".
@Redazione Sintony News