Si apre oggi in Corte d'Assise il processo a Igor Sollai, l'autotrasportatore 43enne accusato del femminicidio della moglie Francesca Deidda, avvenuto il 10 maggio scorso nella loro abitazione di San Sperate. Dopo la selezione e il giuramento della giuria popolare nei giorni scorsi, il dibattimento entra nel vivo sotto la presidenza della giudice Lucia Perra, affiancata dal collega Roberto Cau.
Il pubblico ministero Marco Cocco ha contestato a Sollai il reato di omicidio pluriaggravato dalla premeditazione e dai motivi futili e abietti.
Secondo l’accusa, il 43enne avrebbe ucciso la moglie per evitare il peso economico della separazione e per incassare una polizza sulla vita del valore di 100mila euro, stipulata reciprocamente dalla coppia. Dopo aver colpito Francesca Deidda con una raffica di martellate mentre riposava sul divano, Sollai avrebbe nascosto il corpo in un borsone, abbandonandolo nelle campagne tra Sinnai e San Vito.
Arrestato il 22 novembre, Sollai inizialmente ha negato ogni coinvolgimento, sostenendo che la moglie si fosse allontanata volontariamente. Tuttavia, l’analisi delle tracce GPS del suo furgone e altri elementi investigativi hanno portato a una svolta. Tra le prove decisive, l’uso del cellulare della vittima da parte dell’imputato per inviare messaggi e simulare che fosse ancora in vita.
La svolta definitiva è arrivata con la sua confessione, avvenuta solo dopo il rigetto del ricorso in Cassazione contro l’ordinanza di custodia cautelare.
A causa della gravità delle accuse, la difesa, rappresentata dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, non ha potuto accedere a riti alternativi. Tuttavia, non è escluso che oggi possa essere accettata la produzione immediata del fascicolo dell’accusa, per accelerare l’istruttoria e tentare di ottenere attenuanti generiche, riducendo così la possibilità di una condanna all'ergastolo.
Gli investigatori hanno ricostruito l’azione dell’imputato nei giorni successivi all’omicidio: la sostituzione della gommapiuma del divano, la vendita di beni, l’acquisto del borsone per occultare il corpo e il tentativo di camuffare il luogo di sepoltura con delle piante. Quando la Cassazione ha respinto il suo ricorso, Sollai ha infine ammesso il delitto, dichiarando di aver gettato in mare l'arma del delitto e il cellulare della moglie, mai ritrovati.
A rappresentare la famiglia della vittima, il fratello di Francesca Deidda si costituirà parte civile con l’avvocato Gianfranco Piscitelli. Con l’avvio del processo in Assise, la giustizia dovrà ora stabilire la sorte dell’imputato, in un caso che ha sconvolto l’opinione pubblica e riacceso il dibattito sul dramma dei femminicidi in Italia.
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