Bruce Springsteen ha condiviso un toccante ricordo di Carl Virgil “Tinker” West, il suo ex manager e figura fondamentale nei primi anni della sua carriera, scomparso la scorsa notte all’età di 89 anni. Con un lungo messaggio pubblicato sul suo sito ufficiale e sui social, il cantautore ha reso omaggio a quello che definisce senza mezzi termini “una delle persone più importanti della mia giovane vita”.
Nel suo racconto intimo e sincero, Springsteen ripercorre i momenti vissuti insieme, dalle difficoltà condivise fino all’ultimo addio sul letto di un ospedale, dove Tinker stava combattendo contro un cancro alla gola. “Nel 1970, quando non avevo niente, nessun posto dove vivere, ero al verde e senza un posto dove andare – ha scritto Springsteen – Tinker riconobbe il mio talento e mi accolse con sé”. I due vissero fianco a fianco in una minuscola stanza nella fabbrica di tavole da surf di West, la Challenger Eastern a Wanamassa, New Jersey: “Il suo materasso era da un lato della stanza, il mio a due metri dall’altro”.
Springsteen descrive Tinker West come un uomo di frontiera, “un individualista della vecchia scuola”, difficile da conoscere ma diretto e leale. “Se non eri utile, non ti voleva vicino. Se stavi nel negozio di surf più di dieci minuti, ti metteva in mano una scopa. Non stava scherzando”, racconta. Una figura ruvida ma autentica, che ha rappresentato un punto di riferimento per il giovane musicista in cerca di un posto nel mondo.
Indimenticabili, per Springsteen, i viaggi on the road a bordo di un vecchio camioncino Chevrolet degli anni ’40, carico dell’attrezzatura della band, in direzione California. “Avevo 20 anni, non avevo nemmeno la patente, ma lui insisteva per guidare dritti fino a Big Sur senza mai fermarci. 72 ore ininterrotte per suonare un solo concerto. E io, naturalmente, guidai”.
Tinker non approfittò mai del successo planetario che sarebbe arrivato per Springsteen. “Non mi chiese mai nulla. Era sempre solo, lavorava, isolato e indipendente”, ha scritto il Boss, ricordando anche il più grande complimento che ricevette da lui: “Springsteen, tu non perdi tempo”. Una frase che, ancora oggi, porta con sé come un sigillo d’onore.
Il ricordo più struggente arriva alla fine del lungo post: l’ultima visita in ospedale. Springsteen racconta il momento con emozione trattenuta, ma potente: “Sorrise quando mi vide. Gli rivolsi un bacio d’addio, come a un padre errante. Mi strinse a sé e mi sussurrò con voce roca: ‘Certo che abbiamo avuto delle avventure, vero?’. E io risposi: ‘Certo che sì’”. E poi, un’immagine che Bruce non dimenticherà: “Quando stavo per andarmene, lo vidi piangere. Non pensavo avrei mai visto una cosa simile. Gli volevo un bene enorme”.
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