Il nuovo decreto del Ministro dell'Interno Piantedosi introduce misure di sicurezza per bar, locali e discoteche, puntando a prevenire reati e migliorare l'ordine pubblico. Sebbene le regole siano facoltative, il provvedimento non manca di suscitare dibattiti, soprattutto tra i gestori dei locali.
Cosa prevede il decreto. Ogni locale dovrà individuare una figura di riferimento che fungerà da collegamento diretto con le forze dell’ordine. I gestori dovranno installare sistemi di sicurezza a proprie spese. Sia nelle aree interne che nelle immediate vicinanze dovranno avere un’illuminazione adeguata.
Codice di condotta anche per i clienti che dovrà essere affisso in modo visibile nel locale e includere norme di comportamento, come il divieto di introdurre armi, droga o spray al peperoncino. L’obbligo di rispettare gli arredi, i dispositivi antincendio e le uscite di sicurezza, il divieto di abbandonare rifiuti, soprattutto bottiglie di vetro insieme a quello di comportamenti molesti o disturbanti.
Molti ritengono che il provvedimento attribuisca ai locali responsabilità che spettano allo Stato, come il mantenimento della sicurezza pubblica. L'obbligo di coprire i costi per le telecamere e altre misure è considerato un peso economico non indifferente, soprattutto per le piccole attività. Altri si chiedono se queste misure possano davvero ridurre gli episodi di criminalità o se rischino di essere poco applicabili nella pratica.
Dure critiche sono arrivate dall’associazione numero uno in Italia dei pubblici esercizi, la Fipe Confcommercio. E anche il presidente della Fipe Confcommercio Sardegna e Sud Sardegna, sulla scia del presidente nazionale, Lino Enrico Stoppani, punta il dito contro un provvedimento che, seppur facoltativo, “non è il ruolo che i pubblici esercizi vogliono avere”.
“Questo nuovo regolamento vuole rendere sempre più attiva l’azione tra pubblici esercizi e pubblica sicurezza, ma nel merito introduce una serie di azioni che vanno in questo momento interpretate e per certi versi fanno riflettere sul nostro ruolo e sull’interpretazione dei pubblici esercizi, oggi non si possono equiparare bar, ristoranti e discoteche come se fossero la stessa tipologia di attività”, ha detto Emanuele Frongia, presidente della Fipe Confcommercio Sud Sardegna.
L’associazione di categoria esprime profonda contrarietà e delusione riguardo al decreto emanato dal Ministero dell’Interno, che introduce nuove linee guida per la prevenzione di atti illegali e situazioni di pericolo nei pubblici esercizi.
“Apprendiamo questa notizia nel cuore della notte, non condivisa con noi”, precisa Frongia, sulla linea dell’associazione di categoria nazionale, “capiamo il problema che si ritrova ad affrontare il ministero, ma non crediamo che il punto di partenza sia questo, serve un correttivo, anche se facoltativo, non è un punto di partenza e non è il ruolo che i pubblici esercizi vogliono avere”.
E precisa che: “Seppur facoltativo, con l’adozione di questo decreto, si spostano responsabilità di ordine pubblico, che spettano allo Stato, alle attività che svolgono un servizio per la cittadinanza”, dice Emanuele Frongia, “le attività sono già responsabili all’interno dei propri locali, con organizzazioni strutturate per garantire la massima sicurezza ai nostri clienti. Abbiamo sistemi di sicurezza, attività di formazione e prevenzione che rispondono alla nostra funzione: accogliere e servire i cittadini. Noi monitoriamo i nostri spazi esterni, lo abbiamo sempre fatto, ma non ci possono essere dati altri ruoli e nuove responsabilità”.
Oltre a lamentare la mancata consultazione dell’associazione, FIPE sottolinea inoltre come il decreto preveda ad esempio l’installazione di costosi sistemi di videosorveglianza e la designazione di referenti per la sicurezza, imponendo ulteriori oneri a un settore già gravato da pesanti costi e adempimenti e respinge l’idea che i pubblici esercizi siano percepiti come luoghi di pericolo o eccesso.
Al contrario, le attività degli esercenti offrono un servizio alla cittadinanza, sono luoghi di socialità e non di rischio. “La funzione di ordine pubblico è e deve rimanere una competenza esclusiva delle forze dell’ordine. Addossare ulteriori responsabilità agli esercenti, già schiacciati da obblighi gravosi, è una scelta che penalizza l’intero settore”.
FIPE chiede che il decreto venga rivisto, avviando un dialogo trasparente e costruttivo con le organizzazioni di categoria e resta a disposizione per contribuire a soluzioni che tutelino sia la sicurezza pubblica sia le esigenze delle imprese.
@Redazione Sintony News