La seconda stagione di Squid Game, già in odore di premi ancor prima del debutto, torna con grandi aspettative, ma anche con il rischio di rimanere schiacciata dal peso del fenomeno culturale che la prima stagione ha rappresentato. Tre anni dopo la vittoria di Gi-hun (Lee Jung-jae), che ora torna volontariamente nel gioco non per il denaro, ma per smantellare l'organizzazione dietro lo Squid Game. Rimane centrale la critica sociale al capitalismo e alla disuguaglianza, con una riflessione sulla natura umana e la competizione spietata.
La serie continua a esplorare le dinamiche di potere, avidità e la disperazione di chi si trova ai margini della società e introduce figure come Hyun-Ju, che ha generato dibattiti per essere una donna transgender interpretata da un uomo cisgender (Park Sung-hoon), e arricchisce la narrazione con nuovi giochi. Dalla presentazione al Lucca Comics and Games al marketing internazionale, Squid Game 2 ha mantenuto alta l’attenzione del pubblico.
Tra le critiche spicca il Déjà vu narrativo. La stagione ripropone temi e dinamiche già affrontati nella prima parte, dando un senso di ripetitività.
E la lentezza iniziale, il racconto fatica a entrare nel vivo, con un ritmo che potrebbe scoraggiare parte degli spettatori. Manca l’impatto della prima stagione, fungendo più da preparazione per un terzo e conclusivo capitolo.
Il creatore Hwang Dong-hyuk ideò Squid Game nel 2009 durante una crisi personale, e questo traspare nell’attenzione a temi di sofferenza e ingiustizia sociale. Dopo il successo planetario della prima stagione, la sfida è superare le aspettative di un pubblico globale abituato a un livello altissimo di originalità.
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