Ma quanti sanno che la vera ricetta del risotto alla milanese include il midollo di bue, ed è proprio il midollo che rende super saporito il famosissimo risotto? Tanti lo sapranno, ma altri sicuramente no. E sembra paradossale, ma il libro di Stefano Ferri, 388 pagine, uscito lo scorso 26 settembre, “Due vite una ricompensa”, parte proprio dalla storia del vero risotto alla milanese.
Lui, milanese doc, classe 1966, sarà in Sardegna domenica 8 dicembre, a Nuoro, per presentare il suo libro insieme a Ester Deplano che dialogherà con lui.
Era il 1981 quando Ferri si trovava a pranzo in Brianza, non aveva neanche 15 anni, era con la sua famiglia, mamma, padre, sorellina e i suoi zii. Mangiava il famoso risotto alla milanese, e a un certo punto lo zio, che era un milanese di pure sangue, gli confidò che l’ingrediente che dava il vero gusto al risotto alla milanese non era lo zafferano come molti credono, ma bensì il midollo di bue, come tutti sappiamo, un ingrediente incolore. Lui, incuriosito, si fece spiegare cosa fosse.
“Una domanda non mi ha più mollato, e mi chiedevo quanto dovesse essere disperato colui che si per primo si era inventato questa ricetta con un ingrediente che si trova in mezzo a un osso”, spiega Ferri. Le ricerche certo non lo aiutarono, al tempo non esistevano tanti canali di comunicazione e non era ancora arrivata l’era digitale che sicuramene oggi aiuta. L’unica cosa risaputa, allora, era che il risotto era nato nel 1574, quando un uomo si era innamorato di una ragazza, era un artista di suo padre, ma l’amore non era ricambiato.
Allora, dopo aver saputo che la donna si sarebbe sposata con un altro uomo, per fare in modo che lei si ricordasse di lui, decise di aggiungere lo zafferano (che usava solo per dipingere anche il Duomo di Milano), al risotto alla milanese che era previsto nel suo banchetto di nozze. Da quel momento, precisamente 8 settembre 1574, morì per sempre il risotto di solo midollo e nacque quello con lo zafferano. Arrivò nelle tavole dei nobili, dei duchi, principi, marchesi e re. Che oggi possiamo definire gli influencer di allora. Ma non basta questa storia a Stefano Ferri. Cosa è successo prima? Qua parte l’immaginazione dello scrittore. “Nel mio immaginario un uomo nella notte dei tempo ha cercato di capire come mangiare il midollo, si era ammalata sua moglie di cancro, era anche la mamma dei suoi bambini, ma il miracolo non gli riesce, perché la donna muore”, dice Ferri, “l’origine del mio libro è questa: una storia di povertà estrema e di amore disperato possono produrre conseguenze che restano nell’umanità”.
E si rivolge a tutti quelli che cominciano a dubitare che volere sia potere. “Voglio smontare il pregiudizio di cui siamo succubi. Volere è potere, non è vero. Si fa ciò che si può. E chi lo fa comunque un seme lo lascia, non sa quando e quale frutto darà, e chi lo raccoglierà. Se è fortunato lo raccoglie in prima persona. D’altronde se volere corrispondesse a potere, l’uomo che voleva salvare sua moglie non avrebbe dovuto testimoniare la morte della mamma dei suoi bambini”.
Stefano Ferri è nato a Milano nel 1966 e vive tutt’ora a Milano. Nel 2004 ha ricevuto il Premio Hilton per il giornalismo in turismo d’affari e nel 2006 il Premio Italia for Events per la stampa di settore. Nel 2022 gli è stata assegnata la menzione al TTG Star Award e nel 2023 è stato inserito fra i cento personaggi più influenti della meeting industry mondiale. Con Mursia ha pubblicato Crossdresser. Stefano e Stefania, le due parti di me (2021).
@Monica Magro