Il caso del femminicidio di Giulia Cecchettin giunge oggi a una svolta cruciale, con la Corte d'Assise di Venezia chiamata a emettere il verdetto su Filippo Turetta, reo confesso dell'omicidio avvenuto poco più di un anno fa.
La Procura ha richiesto per lui la condanna all’ergastolo, sottolineando la premeditazione, la crudeltà e gli atti persecutori che hanno preceduto il tragico epilogo.
Il pubblico ministero, Andrea Petroni, ha descritto Turetta come un individuo che avrebbe premeditato l’omicidio di Giulia con estrema crudeltà, come dimostrato dalle 75 coltellate inflitte alla vittima. La richiesta di ergastolo si basa anche sugli atti di stalking perpetrati da Turetta nei confronti della ragazza, con un comportamento ossessivo che culminò nella tragedia.
Mentre l’avvocato Giovanni Caruso punta a far riconoscere a Turetta delle attenuanti generiche. Ha contestato l’aggravante della premeditazione, definendo i comportamenti di Turetta non come pianificati, ma piuttosto come segnali di indecisione e alterazione emotiva. Sullo stalking, Caruso ha sostenuto che Giulia non avesse paura di Filippo, citando il fatto che la giovane avesse accettato di incontrarlo la sera dell'omicidio.
Turetta, incarcerato a Verona dal 25 novembre 2023, è atteso oggi alla sentenza. Dopo le contro-repliche delle parti, la Corte si riunirà in Camera di Consiglio per deliberare. La decisione potrebbe arrivare nel pomeriggio.
L’ergastolo, come sottolineato dal pm, non rappresenta più un "fine pena mai" in Italia, vista la possibilità di benefici come la semilibertà o la liberazione condizionale. Tuttavia, la richiesta mira a riconoscere il peso della gravità del crimine commesso e il tributo dovuto alla giustizia per un atto di tale violenza.
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