Il Belgio ha introdotto una legge pionieristica che offre ai sex workers, sia donne che uomini, lo status di lavoratori dipendenti con pieni diritti sociali, rendendolo il primo Paese al mondo a compiere un passo così significativo. Questa normativa, approvata a maggio 2024 e ora in vigore, rappresenta un punto di svolta per la regolamentazione del lavoro sessuale.
Cosa prevede la legge. Accesso all'assistenza sanitaria statale, congedo di maternità, giorni di malattia retribuiti e contributi per la pensione e tutela dal licenziamento senza preavviso.
Condizioni per i datori di lavoro: necessità di una licenza speciale per assumere sex workers, esclusione di chi ha precedenti per reati gravi (tratta, omicidio colposo, frode, ecc.) e una garanzia di un ambiente di lavoro sicuro, ad esempio con pulsanti di allarme fissi o mobili per situazioni di emergenza.
Diritti specifici per i lavoratori: libertà di rifiutare partner sessuali o atti specifici, possibilità di interrompere il rapporto lavorativo alle proprie condizioni, lavoro limitato a persone maggiorenni e non prevalentemente studentesse e tariffe regolate secondo standard minimi, per prevenire lo sfruttamento.
La pandemia di Covid-19 ha fatto emergere l'urgenza di regolamentare il settore, evidenziando l’assenza di supporto per i lavoratori sessuali durante i lockdown, quando tutti gli altri settori ricevevano sostegni economici. Il sindacato belga Utsopi, guidato da Daan Bauwens, è stato determinante nel promuovere questa svolta.
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