La Corte d’Assise di Venezia ha condannato Filippo Turetta all’ergastolo, riconoscendolo colpevole del femminicidio di Giulia Cecchettin, avvenuto un anno fa, un crimine che ha sconvolto l’Italia e acceso il dibattito sulla violenza contro le donne.
Turetta è stato riconosciuto colpevole di un delitto aggravato dalla premeditazione, ma la corte ha escluso le aggravanti di stalking e crudeltà. La decisione lascia spazio a diverse riflessioni, non solo in termini di giustizia, ma anche sul piano umano e sociale. Una decisione che Turetta ha accolto in apparente stato di shock, senza reazioni visibili.
L’avvocato Nicodemo Gentile, legale della famiglia Cecchettin, ha definito l’esclusione dell’aggravante di stalking un passo indietro, pur riconoscendo la gravità della condanna. Ha affermato:"Non c'è nessuna soddisfazione. Aspettiamo le motivazioni. Il nostro pensiero va a Giulia".
Il padre di Giulia, Gino Cecchettin con parole toccanti ha sottolineato il fallimento della società nella prevenzione della violenza di genere:"Abbiamo perso tutti. Giulia non tornerà, non sono né più sollevato né più triste rispetto a ieri. Dobbiamo fare di più come esseri umani".
L’avvocato Giovanni Caruso ha definito la pena dell’ergastolo «inumana» e ribadito che la sentenza rispetta il quadro giuridico italiano, che consente benefici come permessi premio, semilibertà e liberazione condizionale.
Turetta, descritto come "stordito ma consapevole", avrebbe ringraziato il suo legale. Mentre il vicepremier Matteo Salvini ha dichiarato che l’ergastolo è una condanna giusta, proponendo inoltre che Turetta lavori in carcere per evitare di gravare sulle spalle dei cittadini.
Turetta, attualmente 23enne, potrà accedere ai permessi premio dopo 10 anni (2033), alla semilibertà dopo 20 anni (2043) e alla liberazione condizionale dopo 26 anni (2049), quando avrà 48 anni.
Questo sistema di progressione delle pene rende l’ergastolo conforme alla Costituzione italiana, che prevede una funzione rieducativa della pena.
Turetta, arrestato in Germania dopo una settimana di fuga, è descritto come il "classico bravo ragazzo": studente modello, sportivo e introverso. Tuttavia, il rapporto ossessivo con Giulia, culminato in stalking e infine nell’omicidio, ha rivelato un lato oscuro. Nel carcere di Montorio Veronese trascorre il tempo tra lettura, musica, palestra e corsi di inglese. La polemica nata attorno al fatto che giocasse con una Playstation è stata smorzata dal garante dei detenuti, don Carlo Vinco, che ne ha sottolineato la funzione terapeutica.
Il femminicidio di Giulia Cecchettin è diventato un simbolo della lotta alla violenza di genere, portando alla ribalta temi come la prevenzione, la tutela delle donne e il ruolo della pena nella società. La condanna di Turetta è stata accolta come un atto di giustizia da molti, ma resta un monito per affrontare con più determinazione un problema sociale profondo e persistente.
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