Un errore giudiziario costato caro, troppo caro a Beniamino Zuncheddu. L’uomo, di Burcei, ha passato 33 anni della sua vita in carcere da innocente. E ora può dire di essere definitivamente libero.
Era stato condannato all’ergastolo, sulla base della testimonianza di un unico testimone oculare (poi risultata non attendibile), per la strage di Sinnai del 91 in cui furono uccisi tre pastori.
Il suo avvocato, Mauro Trogu, dopo anni di battaglie per difendere il suo assistito, ripercorre tutte le tappe che l’hanno portato ad accettare un incarico come quello di Zuncheddu. Era il 2016, allora gli veniva richiesto di arrivare ad ottenere misure alternative al carcere. Ed è stato lui il primo ad accorgersi che la testimonianza oculare, l’unica in possesso della magistratura, era inattendibile. Trogu ha inoltre scoperto che poco prima della strage, in quegli stessi luoghi, era stato commesso un sequestro di persona a scopo di estorsione. Durante il processo di revisione, è emerso che il dirigente della Criminalpol di Cagliari all'epoca dei fatti aveva deliberatamente occultato un documento in cui si ipotizzava un collegamento tra la strage e il sequestro di persona.
Questi nuovi elementi hanno portato alla sentenza di assoluzione di Zuncheddu, ma non sono stati sufficienti a individuare i veri responsabili della strage.
“Si è fatto vivo, chiedendomi di mantenere l’anonimato, qualche politico regionale e locale. Ma a livello nazionale e istituzionale non si è fatto sentire nessuno. Io non dico che mi aspettavo un qualche messaggio di vicinanza, perché il clima che respiro non è di quelli che ti fanno aspettare gesti di questo genere, però ecco, diciamo che ci avrei sperato", ha detto l'avvocato Trogu, "se c’è un responsabile di questa condanna ingiusta sono le persone, all’interno delle istituzioni, che non hanno voluto aprire gli occhi in maniera oggettiva e non hanno voluto porsi i dubbi che chi svolge attività giurisdizionale si dovrebbe sempre porre prima di infliggere una condanna così grave. Se io fossi il Ministro della Giustizia, se rappresentassi questa istituzione, mi sentirei di chiedere scusa”.
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